going public


introduzione
di Julieta Aranda, Brian Kuan Wood, Anton Vidokle

 



Uno degli aspetti più emozionanti della scrittura di Boris Groys è la gestione virtuosa di una vasta gamma di fonti - lezioni di disegno ai tempi delle avanguardie tramite la filosofia, paradigmi contemporanei di comunicazione, di Hollywood, la storia dell'arte - per elaborare argomenti che per la loro semplicità espositiva possono risultare fuorvianti. Questa scrittura suggerisce non solo l'aderenza ad un pensiero e a delle forme concrete, ma anche l'impegnoad una forma di dominio pubblico che non ha più bisogno di rifarsi a ciò che brutalmente è già lì per identificare certe dinamiche mistificatorie che circondano l'arte contemporanea. Ma a Groys non interessa solo l'arte contemporanea, perché se solo si vuole cominciare a capire come si produce arte oggi è necessario guardare oltre le forme di senso prodotte all'interno del sistema artista-opera-mostra-pubblico, e bisogna tornare al precedente secolo di visioni moderne e proiezioni sociali - molte delle quali hanno trovato la loro voce più distinta nell'arte delle prime avanguardie. Purtroppo, oggi, nell'arte troviamo poche visioni del futuro. Troviamo arte che riflette le condizioni della propria produzione, ma non possiamo aspettarci che questa riflessione da sola produca nuove situazioni che vadano al di là degli spazi d'arte o delle opere d'arte in quanto tali. Questo non è necessariamente in sé un aspetto negativo, anche se è spesso la si considera una confusione tipica del nostro momento attuale. Però Groys è un lettore abile, capace di individuare i segni e le loro origini, in grado di smontare le varie pratiche in forme esagerate, per vedere cosa nascondono, e dedurre messaggi dalle opere d'arte e prenderli alla lettera. Dopo Art Power e Post scriptum comunista, i saggi contenuti in Going Public producono delle aperture su dei punti fermi, in particolare per quanto riguarda l'attuale dilemma di come situare in modo produttivo la sfera pubblica e quella privata dell'arte. Per cominciare a capire come ?si informano reciprocamente le forme di dominio pubblico e gli interessi privati, si rende necessario ampliarne lo scopo e prendere in considerazione i limiti di entrambi. Come fanno le installazioni a produrre zone private, autonome, all'interno delle istituzioni pubbliche? Il museo può risolvere il problema di progetti sociali collettivi che sono sempre rimandati alle generazioni future offrendo una totalizzante garanzia di immortalità a tutti gli esseri viventi? Come hanno fatto la politica del sospetto e della pubblica formazione del personaggio a far diventare l'affermazione di Beuys "ognuno è un artista" un mandato oneroso? Come sono riusciti i "deboli" segni dell'astrazione trascendentale a rivendicare significati universali piuttosto che formalismi ermetici? Le pratiche religiose hanno influenzato il modo in cui usiamo l'immagine digitale? Come ha fatto il readymade di Duchamp ad alterare il corpo dell'artista? L'arte basata sul tempo, in effetti, è un tempo basato sull'arte?


 



postmedia books

 

 

_ Poetica contro Estetica
_ L'obbligo dell'autodesign
_ La produzione della sincerità
_ Politica dell'installazione
_ La solitudine del progetto
_ Compagni del tempo
_ Universalismo debole
_ Marx dopo Duchamp, ovvero i due corpi dell'artista
_ La religione nell'epoca della riproduzione digitale
_Corpi immortali