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Civil Imagination
Come immaginare un "discorso civile" in un'epoca di devastazioni? Come fare spazio alla categoria del civile e così ridefinire un campo di relazioni fra i cittadini e coloro che sono privati del diritto di cittadinanza? Il sottotitolo del volume, "Ontologia politica della fotografia", suggerisce la risposta a una serie di domande fa appello a un nuovo modo di prendere in considerazione la fotografia oggi, escludendo forse un po' snobisticamente gli specialismi, le analisi storiche accademiche e il peso prioritario assegnato all'autore e al suo sguardo. Una proposta contro-corrente quella di Ariella Azoulay, che si pone in linea con gli esiti più convincenti dei visual studies. Questo straordinario libro posiziona Ariella Azoulay tra i migliori teorici contemporanei della fotografia. Secondo lei, la fotografia deve essere intesa come evento collettivo in cui visione, parola e azione si intrecciano e sono inseparabili dalle lotte globali in corso tra la violenza dominante e la società civile.
Per Ariella Azoulay, capire la fotografia non significa solo valutare delle fotografie. La foto è solo un evento in quel processo che costituisce una fotografia e comporta sempre uno spettatore effettivo o potenziale nel rapporto tra il fotografo e la persona ritratta. Lo spostamento a fuoco da prodotto a praticante, delineato in Civil Imagination, mette in luce il modo in cui le immagini possono potenziare e resistere alla realtà opprimente imposta sulle persone raffigurate. Azoulay sostiene che il "civile" va distinto dal "politico" così come la rivendicazione ontologica della necessità di distinguere tra pubblico e privato costituisce la base per un discorso civile. Il libro di Azoulay traccia nuove prospettive di azione civile per i cittadini, ma anche per quei soggetti ai quali si nega la cittadinanza - partner inevitabili in una realtà che sono invitati a immaginare di nuovo e a ricostruire. "Il libro ci invita a partecipare allo sforzo di ricostruire alcune delle caratteristiche dell'immaginazione politica moderna, di vedere il modo in cui il potere si inscrive al suo interno e di utilizzare la facoltà dell'immaginazione civile per ripensare i suoi potenziali confini. Ariella Azoulay, autrice di The Civil Contract of Photography, considerata una delle opere più importanti e influenti nel campo dell teoria della fotografia, continua a sviluppare nuove modalità di pensiero che riguardano la vita civile in generale e gli usi civili della fotografia in particolare. Il volume traccia l'orizzonte civile dell'essere - insieme di persone che condividono lo stesso mondo, partner obbligati in una realtà che sono stati invitati a immaginare e ricostruire. Azoulay utilizza la fotografia per ricostruire un dominio in cui dei punti di vista in competizione si scontrano senza che nessuno di loro, nemmeno quello dominante, goda di una posizione privilegiata. Tra le altre cose, Azoulay propone una risposta originale alla domanda "Che cos'è la fotografia?". Distingue tra fotografia, pratica, evento e rete di relazioni; tra fotografo, fotografi, macchina fotografica e spettatore, da un lato, e il fotografare, dall'altra; il prodotto di questa pratica e una piattaforma di relazioni che vengono costantemente rinegoziate tra tutti coloro che sono parte dell'evento della fotografia. La fotografia è esplicitamente concepita qui come una questione civile e politica, ma la concettualizzazione della fotografia come politica non ne allontana né annulla le qualità estetiche.
Azoulay ci spinge a liberarci dell'ingannevole tendenza a vedere politico ed estetica come due poli che si escludono a vicenda. Propone invece di adottare una nuova prospettiva sul rapporto tra politica ed estetica, equivalente a due dimensioni dell'essere-insieme. Questo apre la strada a una nuova concettualizzazione della dimensione visiva della vita politica e alla possibilità di utilizzare tracce fotografiche per leggere forme diverse di relazioni di potere, dominio e collaborazione".
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- Che cos'è la fotografia |
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postmedia books | Ariella Azoulay (nata a Tel Aviv nel 1962) è una documentarista e teorica della fotografia e della cultura visiva. Insegna letterature comparate e media alla Brown University (Watson Institute for International Studies di Providence, Rhode Island) e Visual Culture alla Bar-Ilan University di Tel Aviv. Civil Imagination: The Political Ontology of Photography è stato pubblicato da Verso nel 2011 ed è il secondo libro tradotto in italiano dopo Atto di Stato. Palestina-Israele, 1967-2007. Storia fotografica dell'occupazione. | Compra questo libro insieme a Cindy Sherman
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