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Repubblica

Il Manifesto

 

 



Tracce di Blu
di Fabiola Naldi



postmedia books 2020
84 pp. 37 ill.
formato 204x127mm 
isbn 9788874902958

 

s

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Questo non è un libro su Blu. Fabiola Naldi ha raccolto i suoi testi critici sullo street artist italiano più noto al mondo, sono raccontati eventi espositivi ai quali ha partecipato, sono narrati momenti più o meno rilevanti della sua carriera, ma questo non è un libro su Blu. Dalla prima (e unica) personale presso la Galleria Patricia Armocida nell'estate del 2008 alle collettive in spazi pubblici e privati, fino alla clamorosa cancellazione di Bologna nella primavera del 2016. Dai muri dipinti spontaneamente o in occasione specifiche in molte città d'Italia, ai disegni su carta o su qualsiasi altra superficie disponibile, fino alle acclamate video animazioni.

L'autodistruzione operata da Blu nei confronti delle sue opere è un atto estetico e politico radicale che ha il merito di riportare al centro della scena una riflessione tanto sulla scena urbana che su quella artistica. Non a Blu direttamente, ma attorno a lui sicuramente, è strutturato il libro di Fabiola Naldi, Tracce di Blu (Postmedia books, 2020) che raccoglie alcuni testi che, scrive l'autrice, «hanno vissuto di un momento empatico molto particolare, e hanno condiviso luoghi e contesti di destinazione speciali per la mia carriera e la mia esperienza personale. Ciascun testo che precede l'estratto ripubblicato agisce come un ipertesto, una sorta di scrittura aumentata di ciò che avevo già fatto al tempo». In una scena artistica contraddistinta da una certa refrattarietà all'agire collettivo, in cui molti operano in solitaria senza un preciso codice espressivo, la cancellazione delle opere operata da Blu nel marzo 2016 rappresenta secondo Naldi «l'apice della parte libera e consapevole di un modo preciso di intendere lo spazio urbano. Certamente ci sono ancora autori che proseguono a lavorare in modo risoluto e a volte ancora antagonista, ma la deriva più decorativa, edonistica e restaurativa detiene il primato». Riprendendo i ragionamenti di Miwon Know4 a proposito dell'arte pubblica, del site specific e del rapporto tra realizzazione e distruzione, Naldi evidenzia come tanto gli studiosi qaunto gli spettatori casuali contemporanei debbano saper contestualizzare l'intervento estetico al suo contesto di riferimento. Pertanto, «la Street Art può esistere ed essere considerata tale solo se fruita come esperienza fenomenologica conseguente e adiacente allo stesso contesto, fatto per soddisfare il luogo in cui è stato realizzato e privo di valore se spostato, trasferito o modificato». È pertanto inevitabile che l'autore metta in conto, quando non la pianifichi direttamente, la distruzione dell'opera. È nelle regole non scritte della Drawing Art, illegale o meno, il suo essere effimera e instabile.
_ Gioachino Toni, Diatomea, dicembre 2020

La strada, i muri, la gente non sono mai stati un problema per Blu, che accettò volentieri di parlare con gli studenti del Liceo Artistico di Como, ma le istituzioni, i musei, i critici, i curatori, sono coloro da cui tenersi alla larga e con i quali non interagire. Blu pare in cantastorie postmoderno, simile agli antichi narratori che hanno la possibilità di raccontare storie in bilico tra realtà e finzione.
_ La Repubblica Bologna, 5 dicembre 2020

Arti urbane. «Tracce di blu» di Fabiola Naldi, per Postmedia, racconta l'itinerario del più noto street artist italiano. La censura, che condanna le opere di arte murale a una rimozione definitiva, segue logiche di bon ton o estetico-architettoniche. Quando la censura incontra l'auto-censura, l'azione dell'artista è politica. Ed è politica la decisione di Blu di cancellare i suoi dipinti nel quartiere di Kreuzberg, a Berlino est nel 2014, e per le strade di Bologna nel 2016 Tracce di Blu raccoglie vari saggi scritti nell'arco di un decennio e adattati alla luce dell'attualità. Sin da subito, l'autrice dichiara l'oggetto di cui intende occuparsi: i Graffiti writing, la Street art e lo spazio pubblico, nel complesso e radicale rapporto instaurato nel corso della storia recente. Per l'esattezza, Fabiola Naldi, da studiosa della disciplina, connota semanticamente l'arte di strada, fatta di bombolette spray, pennelli, rulli, stickers, stencils e altro. Ai tanti termini in uso, che definiscono l'arte urbana, l'autrice preferisce un termine ombrello, che raccoglie e generalizza i vari stili. A ragione, parla di Drawing Art, l'arte del disegno, che ha occupato, e modificato, la percezione di spazio pubblico nelle società contemporanee. Sono diversi gli artisti cui nel libro si dà merito, attraverso brevi ricostruzioni storiche, foto, tag e opere. Ma è Blu, «l'imbianchino di strada», il centro della riflessione.
_ Il Manifesto, 12 marzo 2021

Il punto allora non è certamente osteggiare per principio la forte diffusione di operazioni di arte urbana, né negare il valore della collaborazione tra artisti e istituzioni in progetti ben strutturati in relazione col territorio, quanto piuttosto di comprendere come alcune dinamiche possano o meno inficiare l'efficacia delle operazioni stesse, non solo in senso stilistico ma soprattutto in senso sociale e politico. Torniamo allora all'inizio, e alla fine, all'idea di un'arte autodistruttiva di cui le cancellazioni di Blu sono un esempio forse non voluto, ma quanto mai evidente: un gesto radicale che ha messo bene in risalto il tentativo di trasformare un capitale culturale in capitale economico e, forse ancora peggio, di trattare un lavoro di drawing art come un affresco, dimenticando il suo profondo legame con i muri bolognesi – quello dell'ex XM24 in particolare – e con chi percorre le strade della città. Tracce di Blu fa dell'analisi di una multiforme esperienza creativa un'occasione per ragionare sul significato dello spazio pubblico oggi; dall'onnipresente, e sempre meno comprensibile, termine "decoro" come leit motiv dell'amministrazione delle nostre città-vetrina, ai processi di gentrificazione in atto. La figura dello street artist, che sia Blu o qualcun altro, è quella di un operatore culturale in grado di far emergere le criticità del presente e, per suo conto e collettivamente, votato al tentativo di cambiare un paradigma estetico.
_ Enrico Camprini, Tropico del Cancro, febbraio 2021


 

 

 

 

 

 

 

 

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Fabiola Naldi (PhD) vive a Bologna ed è storica dell'arte, critica e curatrice. Docente presso l'Accademia di Belle Arti - L'Aquila, l'Accademia di Belle Arti - Bologna e l'Università di Bologna. È corrispondente per Flash Art. Tre le numerose pubblicazioni dedicate alle problematiche relative all'arte nello spazio pubblico: Frameless / Senza Cornice. L'opera d'arte tra supporto, contesto e città, Danilo Montanari Editore, Ravenna 2018; Frontier. The Line of Style, Damiani, Bologna 2013; Do The Right Wall / Fai Il Muro Giusto, Edizioni MAMbo, Bologna 2010.

 

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