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Teoria e pratica
del ready-made
Cos'è un ready-made? Come si fa? Perché si fa? Questo libro spiega la teoria del ready-made attraverso la pratica del ready-made: è composto da citazioni e commenti ai testi citati; è frutto di letture male interpretate che è come dire: interpretate in maniera diversa; ed è frutto di osservazioni non pertinenti, spesso impertinenti, travisamenti, depistaggi e détournement. Per semplificare: l'autore guarda un orinatoio e vede una fontana. Teoria e pratica del ready-made è un libro che trasuda passione per l'arte e quindi è consigliato non solo agli amanti di Duchamp ma agli amanti dell'arte in genere che tra le cento voci del libro - tra un rimando e l'altro - si ritroveranno a ripercorrere sensazioni e letture del loro vissuto.
Questo non è il solito libro teorico su Duchamp, è frutto di un taglia e cuci asistematico e di un attraversamento erratico (nel senso pieno di errare) di argomenti e autori; un attraversamento a volte incongruo se non illogico. A guidarmi non è stata la logica progettuale ma piuttosto lo zigzagare curioso. Ci sono autori e temi che ricorrono con insistenza. Tuttavia, nessuno di questi temi è sviluppato in profondità. Il motivo è semplice – oltre al fatto che provo un certo fastidio verso l'idea di profondità –, il mio desiderio non era quello di scrivere un saggio: non sono un critico, uno storico, né un filosofo, non ho gli strumenti e non possiedo le competenze per sviluppare un discorso critico, storico o filosofico. Quello che piuttosto mi interessa sono intrecci e sovrapposizioni, aderenze e semplici assonanze. Non gli oggetti, insomma, ma lo spazio tra gli oggetti, anche se storicamente e criticamente non dovrebbe esistere. Però questo spazio è mio, in questo spazio posso immaginare e dire, senza alcun obbligo di coerenza: ma guarda, questa roba qua mi ricorda quella roba là. Per questo la costruzione di questo testo si affida a un modello arbitrario (alfabetico) che ordina le voci in modo casuale e non; così ho forse potuto mantenere la leggerezza antiprogettuale, la curiosità divagante, lo spirito da bricoleur, oltre che la sbruffoneria, che mi ha guidato nelle letture e con cui ho incollato insieme queste pagine. E qui, credo, risiede lo spirito ready-made di questo libro.
L'autore preleva pensieri altrui – bell'e pronti – e quindi li commenta per sostenere qualche argomento, senza però preoccuparsi di capire o spiegare il senso del frammento di testo che utilizza, un approccio che, come afferma Monarca «viene dalla procedura ready-made stessa, in cui gli oggetti (i pensieri, i gesti) sono prelevati e disambientati e utilizzati contro il loro destino funzionale».
Il metodo di lavoro è quindi chiaro e, probabilmente, familiare a ogni lettore, visto che è lo stesso lavorìo che, più o meno consciamente, ognuno compie quando affronta un libro: produrre dei ragionamenti a partire da un testo e senza preoccuparsi dell'effettivo contenuto del testo, ma piuttosto della propria reazione al testo. Così, quello che interessa a Monarca non è il senso dei testi che utilizza, ma «sono gli intrecci, le sovrapposizioni, le aderenze, le semplici assonanze, non gli oggetti insomma, ma lo spazio tra gli oggetti», ovvero quello spazio inedito in cui ogni lettore costruisce la propria originale esperienza intellettuale, quel tipo di creazione che Duchamp conosceva bene: sono gli spettatori a fare il quadro…
Chiarito così qual è il padre nobile di tutta l'operazione si deve definire un altro aspetto e cioè che non si tratta di uno studio dedicato a Duchamp o alla sua opera – di cui per altro si riconosce la capitale importanza: alcune delle 100 voci di cui è composto il libro spiegano che il ready-made è una «pratica ancestrale» e uno dei meriti dello scandaloso orinatoio è appunto quello di aver riportato il discorso dell'arte a dialogare con questa storia profonda e antimoderna.
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postmedia books | Daniele Monarca (Vicenza, 1966) di mestiere fa il libraio, nel tempo libero insegna Teorie dell'immagine a Diskos, scuola di grafica, comunicazione e digital design di Schio (VI). È artista non praticante. |
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