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intervista su Segno

 

 



L'involuzione del pensiero libero
Arte e giornalismo all'epoca del non-detto
di Matteo Bergamini



postmedia books 2021
78 pp.
formato 190x135mm 
isbn 9788874903047

 

s 12,00

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere.
_ Pier Paolo Pasolini

 

L'arte contemporanea sembra aver messo da parte i temi universali dell'esistenza e della spiritualità, ma anche quelli di una oggettiva critica sociale, e della ricerca di verità. L'arte, nel 2020, ha seguito i passi del giornalismo mainstream, associandosi a movimenti politici e ponendosi come propaganda visiva, auto-annullando la sua capacità di poiesis, di creazione poetica, di sguardo dell'altrove. Come, allora, poter ricostruire pensiero, poesia e, allo stesso tempo, un'attitudine libera alla vita e al mondo nell'epoca della paura e di una nuova censura in nome di un "pensiero giusto" che è – antidemocraticamente - anche l'unico che viene offerto dalle bocche dei media sempre più agguerriti? Dall'esperienza del giornalismo come pratica della critica, dalla letteratura al cinema alle arti visive, il libro indaga una serie di opere e di voci, divise per tematiche e brevi capitoli, che hanno tentato di resocontare il proprio presente in maniera lucida, allontanandosi dai rumori della comunicazione. Attraverso le ultime eredità del '900 e degli anni 2000 si riscoprono una serie di personalità, episodi culturali e "metodologie" per poter ripensare ad un'arte contemporanea che – per poter sopravvivere oggi – non può che farsi reazionaria di fronte al perenne stato di una rivoluzione che si configura invece, all'atto pratico, come una involuzione del libero pensiero. La copertina è disegnata dall'artista Andrea Di Cesare.

 

Il giornalismo d'arte, l'ultimo ingranaggio del sistema, situato nel punto più basso e sinistro della piramide della comunicazione ovviamente ha dovuto seguire il carro, perché ai vertici c'è pur sempre il mondo internazionale con le sue "holding culturali", i capitali intellettuali in senso monetario, sostenuti dalle forze chiave del Globalismo. Così se l'arte di scrivere, inteso nel senso giornalistico di comporre vere notizie, è stata messa a tacere, la colpa della scomparsa dell'arte, se ci fosse un processo sommario alle intenzioni, sarebbe da ricercare nella velocità, nel mito del progresso che forgia l'uomo nuovo: una brevità di impulsi a scomparsa immediata ha saturato le nostre esistenze e la creazione, la prima disciplina dell'esistenza che riflette "a guisa di similitudine, metaforizzazione e risoluzione al concetto di figura – il modo in cui la scienza e la cultura dell'epoca vedono la realtà", come scriveva Umberto Eco in Opera Aperta, sembra essere stata sopraffatta proprio da se stessa. L'arte, velocizzata e accecata dal "tutto esposto" e affogata nella "liquidità", viene osservata e raccontata passivamente, lontana dal trovare coraggio e forza per de-costruire o mettere in discussione la realtà. Il giornalismo, che ha prestato per tanto tempo il fianco alla critica d'arte, sarebbe oggi quindi l'ultima speranza di raccontare qualche verità, mentre cambia il modo di raccontare le opere.
_ Matteo Bergamini

 

Sono sempre stato ossessionato dalla società dello spettacolo, o meglio dai suoi meccanismi di auto-determinazione e accettazione condivisa. Lo "spettacolo" etimologicamente è qualcosa che si guarda, che accade e svanisce. La società dello spettacolo vive di menzogne, "e la dichiarazione dell'ultima è anche la prova della precedente", scrivevano i Tiqqun. L'arte è menzognera sì, ma non può svanire perché racconta le illusioni della vita e lo fa a sostegno degli uomini. La società dello spettacolo, invece, lo fa a discapito. Come io interpreto questo ruolo? È difficile dirlo… direi in maniera non compiacente.
_ Andrea Guastella intervista Matteo Bergamini


 

 

 

 

 

 

 

 

postmedia books

Matteo Bergamini è giornalista, critico d'arte contemporanea, un po' curatore e viaggiatore. Attualmente è Direttore Responsabile della testata exibart, e collabora per il settimanale D La Repubblica. Ha pubblicato, per Postmedia Books, il libro Francesca Alinovi e per Vanilla Edizioni il volume Un musée après dedicato all'omonimo progetto fotografico di Luca Gilli. Per Sartoria Editoriale è uscito, nel 2020, Prisa Mata. Diario Marocchino. È visiting professor in diverse accademie e scuole d'alta formazione artistica in Italia, e membro di AICA – International Association of Art Critics.