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Francesca Fini / Cyborg Fatale
Come ha scritto Alessio Galbiati, sul magazine Rapporto Confidenziale: "Francesca Fini è una donna–immagine. Una produttrice di immagini attraverso l'utilizzo di differenti linguaggi: dalla performance alla regia, dall'interaction design alla (hyper) grafica, passando per una miriade di ibridazioni e contaminazioni. Nel corso degli anni si è cimentata con diversi media, esordendo nel 1996 con il romanzo (di autobiografica formazione) Così parlo Mickey Mouse, per passare poi a lavorare per il cinema e la televisione. La sua formazione multidisciplinare è divenuta la forza e la caratteristica dalla quale partire per costruire una propria organica ed originale carriera artistica. Il corpo è per lei territorio sensibile con il quale esplorare suggestioni e riflessioni sull'ancestrale (a)modernità dei bisogni e delle necessità dell'uomo (o meglio, della donna), ma soprattutto campo di battaglia entro il quale, e con il quale, articolare azioni e gesti che diventino altro da sé. Un corpo manufatto, ibridato con tecnologia concettuale d'ispirazione cyberpunk". Cyborg Fatale è un ritratto sfaccettato e complesso che racconta tutto il lavoro dell'artisti in tre grandi sezioni tematiche: la performance art, l'animazione e il cinema sperimentale. Con i contributi di: Lori Adragna, Adriano Aprà, Bruno Di Marino, Giacomo Ravesi. ______________ Il lavoro di Francesca Fini, artista multidisciplinare che tende a ibridare l'arte del corpo con raffinate tecniche di new media, si muove a proprio agio in tale contesto. Basti pensare al suo Typo#2, un progetto che sembra quasi riverberare dalle tesi di Dixon.
L'interpretazione dello spazio - anche architettonico - e degli strumenti a sua disposizione, si rivela prassi fondamentale per lo sviluppo dei progetti dell'artista, le sue scelte e ricerche sono svolte nel campo del rigore tecnico, orientate a sfere altrettanto rigorose ma molto più imprevedibili quali quelle della psiche e della percezione.
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postmedia books | Francesca Fini (nata nel 1970 a Roma, dove attualmente vive) è un'artista intermediale che si muove da sempre nel territorio del contemporaneo dove le arti si ibridano, tra performance art, tecnologia dell'interazione, sound design, sperimentazione video-cinematografica, animazione digitale e pittura. I suoi progetti riproducono e analizzano il rapporto tra spazio pubblico e privato, tra spettacolo e spettatore, tra rappresentazione e interazione, riflettendo sulle influenze della società sulle questioni di genere e sulla distorsione nella percezione della bellezza prodotta dai media di massa. Tra i suoi film e video ricordiamo: Donne (2009), Liszt (2012), White Noise (2013), A Love Letter (2013), Mother-Rythm (2014), Looking for Oz (2016), Ofelia non annega (2016), Hippopoetess (2018), Skinned (2018), The Paperwall (2019), Sconfinamento (2020).
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