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A cielo aperto

 

 



Per fare un tavolo. Arte e territorio
a cura di Bianco Valente e Pasquale Campanella



postmedia books 2021
152 pp. 56 ill.
formato 230x160mm 
isbn 9788874903191

s

19,00

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Per Fare un Tavolo. Arte e territorio è un evento ideato da Bianco-Valente e Pasquale Campanella nell'ambito del Padiglione Italia alla 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia e parte integrante del progetto A Cielo Aperto, le cui attività sono sostenute dall'Associazione Culturale Vincenzo De Luca, nel Comune di Latronico. I contributi presenti nella pubblicazione provengono da personalità afferenti a diversi ambiti disciplinari, sono un approfondimento sulle tematiche delle aree interne e degli sviluppi delle pratiche artistiche legate al territorio, per definire il ruolo "pubblico" dell'arte, degli artisti e delle comunità. Oltre alla riflessione e all'analisi teorica, si confrontano alcune fra le migliori esperienze artistiche italiane che in anni di lavoro hanno saputo mettere insieme "bellezza" e "politica".

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Il progetto include contributi di: Rita Elvira Adamo, Aperto_art on the border, Emanuela Ascari, Aste & Nodi, a.titolo, Giorgio Azzoni, Federico Bacci, Mary Baldassarre, Katia Baraldi, Stefano Boccalini, Luca Bertoldi, Pino Bruno, Giusi Campisi, Ca'Mon, Beatrice Catanzaro, Francesca Comisso, Casa delle Agriculture, Caretto / Spagna, Cemento amato, Leone Contini, Emanuela Coppola, Luigi Coppola, Sergio Cotti Piccinelli, Stefania Crobe, Carlo De Luca, Antonio De Rossi, Alessandro Esposito, Pietro Gaglianò, Lucia Giardino, Emilia Giorgi, Guilmi Art Project, Interferenze / Liminaria, Fabio Landolfo, La Rivoluzione delle Seppie, Gabriele Leo, Daniela Luisi, Angelo Maggio, Grazia Mappa, Paolo Mele, Costanza Meli, Alessandro Melis, Antonio Ottomanelli, Rossano Pazzagli, Luisa Perlo, Marco Petroni, Alessandra Pioselli, Leandro Pisano, Daniela Poli, Post Disaster Rooftops, Ramdom, Rete Nazionale Giovani Ricercatori Aree Interne, Riabitare l'Italia, Carmela Rinaldi, Monica Sgrò, SITI, Stato di Noia, Filippo Tantillo, Vincenzo Tenore, Ivano Troisi, +tstudio, Giovanni Viceconte, Veronica Vitale, Kathryn Weir, Museo Wunderkammer, Claudio Zecchi.

Gli artisti che operano in luoghi così specifici, non vogliono più rappresentare la realtà o il loro processo, ma intendono calarsi nel tessuto sociale per poter far emergere, attraverso una progettualità in itinere, spazi e luoghi comunitari. Nell'incontro con le comunità si crea una simbolizzazione dello spazio e del luogo, in questa visione l'arte è il dispositivo in grado di portare sullo stesso piano di confronto capacità diverse. Una condivisione politica, in una logica che nasce al di fuori delle grandi opere istituzionali, come reale potenzialità e possibilità per un riequilibrio territoriale.
_ Pasquale Campanella

La decisione di tornare a Latronico, nel mio paese di origine, e il lavoro portato avanti dall'Associazione in questi quindici anni sono state delle scelte giuste. Hanno attivato situazioni inedite e provato a contribuire al dibattito culturale e politico di un luogo dove, anche i miei amici, i conoscenti e i cittadini hanno potuto sperimentarsi nella condivisione di molte progettualità artistiche, in tempi in cui era impensabile realizzare eventi di arte contemporanea. Le motivazioni che le hanno animate hanno toccato temi sociali ed economici, dall'emigrazione fino allo spopolamento del paese. Oggi si è diffusa in modo più capillare l'idea di far rivivere spazi a volte abbandonati, in molti luoghi sempre più lontani dai grandi centri urbani e sempre più pronti ad accogliere nuove esperienze facendo emergere le diversità culturali. L'Italia dei "vuoti" sta sempre più dimostrando di esserci e di cercare un proprio equilibrio per contrastare i processi di marginalizzazione. Questo libro si pone in modo propositivo e prova a dire, proprio nella logica di chi non vuole solo stare a guardare, di provare tutti insieme a cambiare le cose.
_ Elisabetta De Luca


A partire dalla fine degli anni '90, si è verificato un deciso incremento delle pratiche artistiche basate su forme di collaborazione interdisciplinare e socialmente impegnate. In luoghi dove le strutture artistiche ufficiali sono scarse o non corrispondono ai bisogni e ai desideri delle comunità e degli artisti, questi ultimi, collaborando con personalità provenienti da altri ambiti, hanno fondato nuovi spazi d'arte, dato avvio a pubblicazioni, curato mostre e progettualità, per gestire festival, laboratori e scuole. Si sono sviluppate pratiche artistiche non basate sulla produzione di oggetti ma sulla ricerca, sulla condivisione delle conoscenze e l'accrescimento di reti relazionali, facilitate in questo dalla diffusione delle tecnologie digitali. Gli elementi costitutivi delle opere di questi artisti sono le interazioni sociali, con strategie estetiche che includono discussioni di gruppo, momenti di convivialità, la preparazione e la condivisione del cibo, viaggi e incontri. Tali pratiche collocano l'arte all'interno della vita piuttosto che separarla in un ambito a parte, e la pongono in relazione a particolari contesti sociali e culturali. La ricerca artistica - e la produzione di conoscenza interdisciplinare che ne deriva - aiuta a creare le condizioni per il dialogo, non solo tra diversi sistemi di pensiero ma anche tra diverse geografie e contesti storici specifici.
_ Kathryn Weir

Quando si parla di arte pubblica sui territori, molto spesso se ne parla solo in termini di capacità di costruire comunità. Credo molto al valore dei "manufatti simbolico-operativi", quegli oggetti ricorsivi atti a stimolare il pensiero e la percezione e che costituiscono una rielaborazione e interpretazione del nostro vissuto. Anche l'arte rientra nel tessuto simbolico delle esperienze umane, ma quando opera sul territorio non deve necessariamente essere ridotta alla sua funzione sociale. È importante che si torni a dare valore all'arte come ricerca estetica, come capacità creativa del pensiero individuale e possibilità di comprensione del mondo. Nessuna conoscenza e nessun cambiamento sociale può prescindere da un'estetica consapevole.
_ Filippo Tantillo

 

 

 

 

 

 

 

 

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L'Associazione Culturale Vincenzo De Luca, si costituisce nel 2005 a Latronico, in Basilicata. Autofinanziandosi, dal 2008 promuove il progetto di arte pubblica A Cielo Aperto e la residenza per artisti. Dal 2020 amplia il programma di residenze artistiche con il progetto Stato in Luogo, a cura di Giovanni Viceconte. Ha attivato un gruppo di ricerca nazionale sulle pratiche dell'arte in rapporto ai territori liminari ed è tra i soci fondatori di STARE, Rete delle Residenze d'artista italiane.

 

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