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La storia del Santa Fe Institut è stata raccontata da Morris Mitchell Waldrop, fisico di formazione e giornalista scientifico di professione, in un libro oggi introvabile Complessità.Uomini e idee al confine tra ordine e caos (tr. it. di Libero Sosio, pp. 587) edito nel 1996 da Instar Libri, che nel 2002 pubblicò poi anche Simmetrie. Scienza, fede e ricerca dell'ordine di George Johnson, sempre sulla medesima avventura (anche questo introvabile). Waldrop narra la storia delle anime solitarie che hanno incrociato le loro menti bizzarre e idee strane, i loro percorsi personali tra ricerche, ambiti di studio, passioni e incontri. Ne esce un profilo affascinante di scienziati e studiosi originali, eccentrici, poco prevedibili, che hanno fornito un contributo importante al cambiamento del paradigma dominate della scienza classica durato, con qualche importante eccezione, sino agli anni Settanta del XX secolo. Per quanto siano trascorsi parecchi decenni da allora, la nascita del Santa Fe Institut è una vicenda paradigmatica di come la scienza sia l'effetto di continui scambi di idee al di fuori degli ambiti disciplinari dei singoli scienziati, perché la complessità è diventata la condizione preponderante del mondo contemporaneo. Nonostante che le ricerche della fisica avessero indicato attraverso la meccanica quantistica e i buchi neri che c'era qualcosa di nuovo nell'ambito scientifico, nei trecento anni trascorsi sin lì dal tempo di Newton la maggior parte dei ricercatori continuava "a considerare il mondo quotidiano un luogo fondamentalmente ordinato e prevedibile, soggetto a leggi ben stabilite".
_ Marco Belpoliti, Doppiozero, 2019
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