Predella
http://www.predella.it/predella/Predella008/page7.htm

Dalla comune, volenterosa intesa di alcuni dottorandi e specializzandi del Dipartimento di Storia delle arti dell'Università di Pisa nasce l'idea di una pubblicazione a cadenza mensile...






















postmedia books
Contemporanee. Percorsi e poetiche delle artiste dagli anni Ottanta ad oggi
A cura di Emanuela De Cecco, Gianni Romano

di Alberto Salvadori



Da pochi mesi è uscito il bel libro a cura di Emanuela De Cecco e Gianni Romano Contemporanee, percorso al femminile nell'arte degli ultimi venti anni. I due curatori hanno realizzato un lavoro di indagine e ricerca critica strutturato in quattro sezioni ben definite che aiutano il lettore, non necessariamente un addetto ai lavori, a godere appieno del materiale riportato. La parte introduttiva è affidata a due scritti, Trame: per una mappa transitoria, della De Cecco, e Pratiche mediali, di Romano, che analizzano da due ottiche distinte la produzione, i significati e i diversi contesti, nazionali ed internazionali, dell'arte vista al femminile.

Contemporanee non deve essere frainteso quale gesto di difesa per una minoranza, bensì risulta essere un progetto nato dalla volontà di restituire a noi lettori un quadro generale, il più possibile completo, della presenza femminile dell'arte nel mondo dell'arte degli ultimi venti anni.
Dalla lettura dei saggi emerge come l'arte delle donne non è più un'arte che parla esclusivamente delle donne ma invece ha assunto nel corso degli anni una connotazione sempre maggiore di arte personale, non di genere né tantomeno di sesso. La De Cecco ci guida in un percorso diacronico, dalla fine degli anni Settanta fino ad oggi, all'interno del panorama italiano dove possiamo constatare che sia il ruolo che le diverse connotazioni espressive, nel panorama artistico delle donne, siano radicalmente cambiati. Negli anni Settanta il tema principale era quello della rivendicazione del diritto dell'esistenza, con il ruolo sociale e politico posto davanti a tutto e l'attenzione incentrata sulla storia della donna, escludendo di fatto la sfera degli affetti e l'esperienza del quotidiano; facendo sì che un'artista come Marisa Merz, al contrario attenta fin dall'inizio del suo lavoro agli aspetti intimi e alla storia personale (vedi Altalena per Bea), fosse in qualche modo non compresa, portandola per un certo periodo - come testimonia Celant - alla decisione di non partecipare alle mostre, rinunciando così all'ufficialità del mondo dell'arte.
Gli anni Ottanta videro invece il ritorno al figurativo e alla concezione dell'artista in chiave decisamente tradizionale, direi quasi vasariana. Attitudine, in quegli anni, fortemente orientata alla valorizzazione dell'artista come genio creatore: il genius loci legato ad una creatività svincolata dai ritmi quotidiani. Riprova di ciò la Transavanguardia, ultimo movimento di caratura internazionale dell'arte italiana, dove non compare tra i suoi protagonisti neppure un'artista donna. In Italia, purtroppo, durante quell'in-fausto decennio non nacquero gruppi come le Guerrilla Girls, che ebbero grande risonanza negli Stati Uniti.
Infine gli anni Novanta, un panorama diversificato e un rinnovato interesse per le microstorie, per il quotidiano, dove si riafferma la centralità del corpo come luogo d'indagine e differenza. Un'intimità della rappresentazione si accompagna al filo rosso del tema del gioco, trattato non come motivo di evasione o ironico, ma come tramite per raccontare esperienze emotive e non solo. Le Pratiche mediali, poi, ci forniscono lucidamente i momenti di appropriazione, di abbandono e di identificazione delle artiste nel corso dell'ultimo trentennio dello scorso secolo. Il valore del medium, la grande propensione per la fotografia o gli still frames, come Cindy Sherman ci insegna, associata al problema dell'identità, del rapporto pubblico-privato, del corpo come luogo. Il rifiuto degli ismi, come dice Romano, diviene regola, senza considerare che un ismo, quello dell'individualismo, del singolo artista non più classificabile all'interno di un gruppo o movimento, è rimasto. Fino all'operazione della greca Papadimitriou con il suo progetto T.A.M.A. dove la produzione d'arte non è più intesa come fabbricazione di oggetti ma distribuzione di conoscenza e di informazione, in questo debitrice ad un grande del Novecento come Joseph Beuys.
Si termina la lettura con l'impressione che le artiste nonostante i vari cambiamenti di strategie concettuali ed operative, siano arrivate ad affrontare un discorso ampio, pubblico, senza compromettere definitivamente la sfera privata, e allo stesso tempo senza farsi condizionare dall'importanza del soggetto per aprire invece un confronto diretto con la realtà e con la sfera della comunicazione. Segue poi tutto l'apparato dei documenti, con brevi biografie e scritti di critici o delle artiste stesse. Infine una fornita bibliografia che evidenzia purtroppo come la nostra editoria ignori, senza tradurli, alcuni tra i più importanti testi della critica internazionale.