gerhard richter






























introduzione di Hans Ulrich Obrist














Fino alla pubblicazione di questo libro, Gerhard Richter è sempre stato restio a pubblicare i suoi scritti. Questo, dunque, è l’unico libro che raccoglie i testi e le interviste più importanti dell’artista. Note spontanee e quotidiane compaiono affianco a saggi, lettere, dichiarazioni, conversazioni e dialoghi prodotti per determinate occasioni pubbliche.
I temi della scrittura di Richter trattano largamente di problemi intrinseci all’arte. Le sue note quotidiane contengono riflessioni sulla pratica attuale della pittura e commenti ai fatti politici del giorno. Richter è un nostro contemporaneo e i suoi scritti sono chiari e diretti in maniera disarmante: ora freddi e distaccati, ora emotivi, ora critici senza mezzi termini. Vanno subito al punto.
Al contrario di Barnett Newman, le cui opere maggiori furono precedute da lunghi periodi di scrittura, e al contrario dell’impulso didattico di Hans Hofmann, la scrittura di Gerhard Richter scorre parallelamente all’atto del dipingere, l’accompagna, lo mette in discussione e ne viene trasformato. Sono processi mentali riflessivi, retrospettivi e concorrenziali nei quali un alto grado di autocritica mantiene vivo il dubbio. In questa pubblicazione, le fotografie chiaramente autobiografiche che Richter stesso ha selezionato offrono un ulteriore parallelo rispetto al proprio lavoro.
Le stimolanti contraddizioni del Richter pittore non costituiscono ciò che, inverosimilmente, spesso i critici hanno cercato di definire come “lo stile Richter”. La sua opera occupa un punto in cui si dissolve la distinzione tra il foto-realismo e l’astrazione, o perlomeno si diffonde in strategie fluide infuse dai dubbi che la pratica della pittura solleva. Allo stesso modo, quasi tutti i suoi testi funzionano come opposti (contrari), come verifica ed esplorazione della pittura e delle sue premesse. Incroci e contraddizioni mettono in gioco certe strutture di base, senza permettere che si induriscano in ideologia.
Molte denunce di Richter contro certe forme dell’ideologia contemporanea potrebbero sembrare troppo veementi, ora che l’ostilità nei confronti dell’ideologia è diventata poco più che una posa alla moda; ma la sua critica all’ideologia, invece, trova profonde radici nella propria esperienza. Nato a Dresda nel 1932, cresciuto sotto due dittature e trasferitosi in occidente nel 1961, sviluppa una visione scettica sull’influenza di qualunque ideologia sui circoli artistici e intellettuali. Se Richter torna continuamente sull’argomento è perché è convinto che non si possa sfuggire all’ideologia con l’esperienza personale: si deve cercare, senza dogmi, di tradurre la propria passione in realtà. In tal senso, la sua affermazione “non credo in nulla”, paradossalmente conferma una credenza: una libera coincidentia oppositorum, o unione degli opposti, che trascende l’opposizione tra ragione e intuizione. Le diversità stilistiche e tematiche di Richter pittore comprendono una consistente raccolta di idee che egli è arrivato ad esprimere con sempre maggiore precisione.
Come nessun altro artista contemporaneo, Gerhard Richter tratta possibilità e impossibilità, la funzione e l’autonomia dell’arte oggi. Senza promettere un’esperienza diretta dell’oggetto, né sottomettendosi ciecamente alla funzione illustrativa della pittura, Richter paradossalmente riesce a recuperarne una pratica quotidiana, ma sempre critica. La pittura è l’unica verità circondata da tante altre; le opere di Richter sono modelli eterogenei che permettono, esigono persino, un cambiamento e mutamento perpetuo. Questo libro è il risultato di un dialogo per cui sono profondamente grato a Gerhard Richter.

Hans Ulrich Obrist


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