postproduction

recensioni
Riprogrammare le opere esistenti
Nel video Fresh Acconci (1995), Mike Kelley e Paul Mc Carthy fanno interpretare le performance di Vito Acconci a modelli e attori professionisti. Rirkrit Tiravanija include opere di Olivier Mosset, Allan Mc Collum e Ken Lum nella sua installazione One Revolution Per Minute (1996); con Untitled, 1997 (Playtime), al MoMA di New York, si appropria di una costruzione di Philip Johnson e vi invita dei bambini a disegnare...

Abitare stili e forme storicizzate
Felix Gonzalez-Torres utilizzava il vocabolario formale dell’arte minimal o dell’Anti-form, ricodificandolo per adattarlo (trent’anni più tardi) alle sue preoccupazioni politiche. Lo stesso glossario dell’arte minimal viene deviato da Liam Gillick verso un’archeologia del capitalismo, da Dominique Gonzalez-F?rster verso una sfera dell’intimo, da Jorge Pardo verso la problematica dell’uso, da Daniel Pflumm per discutere la nozione di produzione. Sarah Morris impiega la griglia modernista nella sua pittura per descrivere l’astrazione dei flussi economici. Nel 1993, Maurizio Cattelan espone Senza titolo...

Investire nella moda e nei media
Le opere di Vanessa Beecroft derivano dall’incontro tra performance e canoni della fotografia di moda; si riferiscono alla forma della performance senza mai limitarsi ad esserlo. Sylvie Fleury scheda la sua produzione sulla falsariga dell’universo glamour delle tendenze...

L’invenzione di percorsi attraverso la cultura è la configurazione del sapere che accomuna la pratica del DJ, l’attività del web surfer e quella degli artisti che si dedicano alla postproduzione. Sono tre esempi di semionauti che producono soprattutto percorsi originali tra i segni. Ogni opera deriva da uno scenario che l’artista proietta sulla cultura, considerata a sua volta come cornice narrativa che produce nuovi possibili scenari in un movimento senza fine. Il DJ attiva la storia della musica copiando e assemblando loop, facendo interagire suoni già registrati. Gli artisti abitano attivamente forme culturali e sociali.

Lo shopping come postproduzione
Ne L’invenzione del quotidiano, lo strutturalista Michel de Certeau analizza i movimenti nascosti sotto la superficie della coppia “produzione-consumo”, dimostrando che il consumatore, lungi dall’essere quell’elemento passivo al quale pensiamo, è impegnato in un insieme di operazioni assimilabili ad una veritiera “produzione silenziosa” e clandestina.

Utilizzare il prodotto: da Duchamp a Jeff Koons
Negli anni Sessanta, la principale differenza tra il Nouveau Réalisme europeo e la Pop americana risiede nella natura dello sguardo nei confronti del consumismo. Arman, César o Daniel Spoerri sembrano affascinati dall’atto stesso del consumo e ne espongono le reliquie. Per questi artisti il consumismo è in tutto e per tutto un fenomeno astratto, un mito il cui soggetto invisibile non si riduce ad alcuna figurazione. Al contrario, Andy Warhol, Claes Oldenburg o James Rosenquist rivolgono il loro sguardo...

Caos e molteplicità
Nel 1996, Dan Cameron riprende l’opposizione di Claude Lévi-Strauss tra "il crudo e il cotto" come titolo di una sua mostra: da una parte artisti che trasformano i materiali rendendoli irriconoscibili (il cotto), dall’altra coloro che ne conservano l’aspetto particolare (il crudo).

Usare le forme
Nel corso degli anni Ottanta la democratizzazione dell’informatica e la comparsa del sampling hanno contribuito all’emergenza di un paesaggio culturale nel quale le figure emblematiche sono il DJ e il programmatore. Il remixer è diventato più importante del musicista, il rave più eccitante di un concerto.

Deejaying e arte contemporanea: simili configurazioni
Quando il cross fader del mixer è a metà, i due campioni vengono suonati simultaneamente. Pierre Huyghe presenta un intervista con John Giorno e un film di Andy Warhol uno accanto all’altro. Il pitcher permette di controllare la velocità del disco, come in 24 Hour Psycho di Douglas Gordon. Toasting, rap, talk over: Angela Bulloch doppia il sonoro del film Solaris di Andrei Tarkovski.

Giocare col mondo: riprogrammare le forme sociali
Una mostra d’arte non è più il risultato finale di un processo, il suo “happy ending” (Parreno), ma un luogo di produzione. L’artista mette a disposizione del pubblico degli strumenti, come accadeva negli eventi d’arte concettuale organizzati da Seth Siegelaub negli anni Sessanta quando lo spettatore veniva semplicemente informato di ciò che stava accadendo.

Da Andrea Zittel a Philippe Parreno, da Carsten Höller a Vanessa Beecroft, questa generazione di artisti combina l’arte concettuale e la Pop art, l’Anti-form e la Junk-art, ma anche certi processi stabiliti dal design e dal cinema, dall’economia e dall’industria...

Hacking, lavoro e tempo libero
La pratica della postproduzione genera opere che mettono in discussione l’uso di varie forme di lavoro. Ma cosa diventa il lavoro quando le attività professionali vengono duplicate dagli artisti?
Dichiara Wang Du: “Anch’io voglio essere un media. Voglio essere il giornalista dopo il giornalista”.

Per artisti come Pflumm che lo praticano, quella del mix è un’attitudine, una postura morale più che una semplice ricetta. La postproduzione del lavoro permette all’artista di sfuggire la condizione interpretativa. Invece di impegnarsi nel commento critico dobbiamo sperimentare. Gilles Deleuze chiedeva la stessa cosa alla psicanalisi: smettere d’interpretare i sintomi, ma provare condizioni più convenienti.

L’opera d’arte come archivio d’informazioni
L’arte degli anni Sessanta, dalla Pop all’arte minimale e concettuale, va di pari passo all’apogeo della coppia formata da produzione industriale e consumo di massa. I materiali utilizzati dalla scultura minimale (alluminio anodizzato, acciaio, ferro zincato, plexiglas, neon) rimandano alla tecnologia industriale, in particolare all’architettura di fabbriche e di magazzini giganteschi. Da parte sua, l’iconografia della Pop art rimanda all’era del consumismo...

L’autore come figura giuridica
Uno shareware non ha autori, solo un nome appropriato. Anche le pratiche musicali conosciute come sampling hanno contribuito a distruggere realmente la figura dell’autore, al di là di famose decostruzioni teoriche quali la “morte dell’autore” di Roland Barthes e Michel Foucault.

Se oggi il download di forme (sampling e remake) rappresenta problematiche importanti è perché ci spinge a considerare la cultura globale come una scatola di strumenti, uno spazio narrativo aperto, piuttosto che un discorso univoco o una linea di prodotti industriali.


  postmedia books John Rajchman