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il blues del delta
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Il Blues del Delta occupa un posto speciale nel mio cuore. Il libro apparve per la prima volta nel 1970 in una versione da 98 pagine, nell'ambito di una serie sul blues a cura di Paul Oliver e Tony Russell, per l'editore inglese Studio Vista Books. L'editore Doubleday ne pubblicò una seconda versione nel 1978, con ulteriori foto e testi. E, nel 1984, il libro fu ripubblicato dalla casa editrice Da Capo Press con un'introduzione scritta da Billy Taylor. A dimostrazione del diffuso interesse per il blues del Delta del Mississippi, il libro è rimasto disponibile dalla sua prima pubblicazione del 1970 a oggi.
Il Blues del Delta parla soprattutto di musicisti con cui lavorai sul finire degli anni Sessanta, da specializzando in folklore presso la University of Pennsylvania. Mentre registravo, fotografavo e filmavo i musicisti nel corso di festicciole nelle loro case e nei jook joint della zona, cercai di capire la musica attraverso i loro occhi e le loro voci.
Negli ultimi quaranta anni sono rimasto in contatto con molte delle famiglie di quei musicisti; parecchie di quelle famiglie appaiono nel mio libro più recente, Give My Poor Heart Ease: Voices of the Mississippi Blues. Nel 2010, sono andato a trovare Earlie Thomas allo Chicago Blues Festival e abbiamo conversato della lettera che lei mi aveva scritto nel 1970, sotto dettatura di suo padre, James "Son" Thomas, e che appare verso la fine di questo libro.
Lo scorso autunno, Arthur Lee Williams è venuto dalla sua casa di St. Louis a trovare i miei studenti del corso di "Musica del Sud", presso la University of North Carolina. Williams ha cantata, suonato l'armonica e parlato dei nostri incontri a Birdie, Mississippi, nel 1968, quando mi aveva detto:
Il blues ti sta intorno ogni giorno. Voglio dire, è un semplice stato d'animo interiore. Stai attraversando un brutto periodo e ti succedono delle cose. Qualche difficoltà con tua moglie oppure con la tua ragazza. Scoramento, ecco tutto, difficoltà. E lo esprimi con le tue canzoni. A quarantatre anni di distanza, continuo a trovare le sue parole un'eloquente definizione del blues.
Il Blues del Delta rappresenta il viaggio di un bianco privilegiato del Mississippi nei mondi della gente di colore in cui mi sono avventurato per la prima volta da bambino, nella fattoria in cui sono cresciuto, nei dintorni di Vicksburg, Mississippi. Ho riscoperto tali mondi in modi diversi, in seno al Movimento per i Diritti Civili. Questo libro descrive i miei primi passi nello studio del Sud degli Stati Uniti, durato una vita intera, un viaggio che ha portato alla Encyclopedia of Southern Culture, da me redatta insieme a Charles Wilson. Nel mio lavoro di scrittore e insegnante, considero la geografia e il senso di appartenenza al luogo come una struttura che mi consente di comprendere il mio complesso rapporto con un mondo chiamato "il Sud".
Questo libro è al tempo stesso un'opera accademica e un atto d'amore ispirato dalla musica che mi piaceva da adolescente, negli anni Cinquanta, quando ascoltavo programmi in onda a tarda sera del Randy's Record Shop sull'emittente WLAC di Gallatin, Tennessee, e le voci dei pittoreschi disc jokey John R. Richbourg e Gene "Hoss" Allen.
In quel periodo, inoltre, acquistai dei 45 giri di Jimmy Reed – "Hush Hush" e "Big Boss Man" – e di Big Joe Turner e Fats Domino. I miei amici e io suonavamo quei dischi e ci ballavamo sopra alle feste. Mescolavamo il loro blues con i dischi di rock and roll di Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, e Carl Perkins. La loro musica, nell'insieme, rappresentava un potente cocktail sonoro, il sound di una rivoluzione culturale, mentre la mia generazione si staccava del tutto dai mondi bianchi insipidi di Patti Page, Doris Day, e Pat Boone, a vantaggio del blues e del rock and roll.
La musica blues anticipò profondi cambiamenti che attraversarono la mia vita negli anni Sessanta, mentre reagivo a sit-in, marce, due omicidi a Oxford, presso la University of Mississippi, e tre omicidi a Philadelphia, Mississippi. Il Mississippi è la mia casa e io cercai di comprendere e di affrontare tanto la paura quanto l'amore che provavo per la sua gente e i suoi mondi.
Da studente del secondo anno al Davidson College, fu con orrore che vidi scoppiare i disordini mentre James Meredith diventava il primo studente di colore a essere ammesso alla University of Mississippi, il primo di ottobre del 1962. Il giornalista francese Paul Guihard fu una delle due persone a restare uccise nei disordini di quella notte. Avendo fatto parte del coro dell'Agamennone di Eschilo la settimana prima, citai una frase della tragedia in un editoriale, "Comment on Mississippi: 'Cry Sorrow, Sorrow…" ("Discussione sul Mississippi: 'Lugubre, lugubre canto s'intoni…"), che il giornale della nostra università, "The Davidsonian", pubblicò quattro giorni dopo, il cinque ottobre del 1962.
"Lugubre, lugubre canto s'intoni: ma il bene trionfi." Chiunque abbia visto Agamennone la settimana scorsa si ricorderà questa preghiera di speranza e disperazione. La ripetono i vecchi che si trovano inermi di fronte al fato e alla brutalità del potere. La loro preghiera parla a noi che oggi ci troviamo ad affrontare questa tragedia in Mississippi.
La mia personale risposta alla violenza e alla paura che attanagliarono il mio mondo negli anni Sessanta fu di rivolgermi al blues e alla gente di colore che ne aveva sposato la musica in quanto cuore stesso della sua identità. Era una musica che consentiva loro di resistere e sopravvivere di fronte all'oppressione dei bianchi.
A dimostrazione della sua forza, oggi il blues è senza dubbio la musica più importante del pianeta. Se digitiamo la parola "blues" su Google, otteniamo 315 milioni di risultati. La stessa ricerca per "musica classica" ottiene 87 milioni di risultati e per "musica country" 36.5 milioni di risultati.
Il blues è certamente nei cuori degli appassionati di musica, soprattutto di quelli italiani. Oggi gli italiani appoggiano con entusiasmo tredici festival annuali, nove riviste e siti internet e un numero crescente di locali, tutti dedicati al blues. L'estate scorsa, mia moglie Marcie e nostra figlia Virginia mi hanno accompagnato in un viaggio memorabile a Parma, dove ho parlato nel corso di una crociera blues sul fiume Po e mi sono goduto un concerto del duo del Mississippi, Hezekiah Early ed Elmo Williams, nel corso "Rootsway Roots 'n' Blues Festival". È stata in quella circostanza che Marino Grandi, direttore della rivista "Il Blues", è venuto a conoscermi e a intervistarmi. Marino ha cortesemente scritto un'introduzione a questa edizione de Il Blues del Delta.
L'associazione "Roots 'n' Blues" cura la distribuzione europea del CD Mississippi Fred McDowell: Come and Found You Gone, una raccolta di registrazioni di Fred McDowell da me effettuate sul campo nel 1968. L'associazione ha di recente pubblicato otto CD che presentano importanti incisioni di bluesman tradizionali del Mississippi come Jimmy Anderson, Rufus Roach, Robert Cage, W.H. Lowe, R. L. Boyce, T.L. Williams, Bud Spires, e Tommie "T-Bone", effettuate da Michele Paglia, Giacomo Lagrasta e Lou Bopp.
Seba Pezzani, co-direttore artistico del festival di Piacenza "Dal Mississippi al Po", ha tradotto in italiano importanti libri sul blues di autori come Richard Waterman. Sono particolarmente fortunato che Seba sia il traduttore dell'edizione italiana de Il Blues del Delta. Nel 2007, ho pubblicato un articolo, "Blues Roots: One Strand, Bottle Blowing, and Fife and Drum Music: A Photo Essay", ne L'Oceano Dei Suoni: Migrazioni, Musica e Razze Nella Formazione Delle Societa Euroatlantiche, a cura di Pierangelo Castagneto, dell'Università di Genova.
Per me, questa traduzione italiana de Il Blues del Delta è la realizzazione di un sogno. L'amore degli italiani per il blues del Mississippi è una grande conferma per i musicisti che appaiono in questo libro, una conferma che riflette profondi legami tra le anime degli italiani e quelle dei bluesman del Mississippi.
William Ferris
University of North Carolina at Chapel Hill
Aprile 2011
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