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Questa cattiva reputazione...
In questa sede, mi è piaciuto citarmi in più occasioni. Non ignoro che molti troveranno questo fatto scioccante. Però nessuno sarebbe turbato - e non sarebbe neanche stato utile farmi questa cattiva reputazione - se mi fossi trovato, come gli altri, nell'impossibilità di citare ancora oggi quello che avevo pensato in precedenza. Per ravvivare i rimpianti di quelli che non hanno capito al momento giusto, aggiungerò che ciò che vi era di più ammirevole nella citazione che ho appena ricordato era nella terribile verità delle parole: "il centro stesso del mondo esistente". [ Guy Debord ] Scrittore, cineasta, uomo politico, personaggio difficilmente etichettabile, Guy Debord nasce nel 1931 a Parigi e muore suicida nel 1994. Nel 1957, a Cosio d'Arroscia, Debord partecipa alla fondazione dell'Internazionale Situazionista, che unisce una serie di movimenti artistici europei in una critica radicale della società capitalistica e dell'industria culturale. Nel 1967 scrive il suo capolavoro, La società dello spettacolo, destinato ad avere vasta eco mondiale soprattutto dopo i movimenti di rivolta del maggio 1968. Scritto dopo Panegirico (Castelvecchi, Roma 2005), Cette mauvaise réputation (Gallimard, Paris 1993) è l'ultimo titolo pubblicato da Debord e ne rappresenta un proseguimento nel quale rivela ancora considerazioni sul proprio pensiero in contrapposizione alla miriade di luoghi comuni pubblicati sulla sua figura. Nel 1993 usciva da Gallimard "Cette mauvaise réputation..." di Guy Debord. Una lucida riflessione su di sé e su di mondo barbarico da cui non esiste evasione possibile. Un testamento, probabilmente. Noi, almeno, lo leggemmo così. Poco dopo, malato e stanco, Guy si ucciderà con un colpo di fucile. Questo piccolissimo libro, bilancio di una vita, appare ora in traduzione italiana. Da leggere.. [ Mattia Cinquegrani Il Manifesto, 25 novembre 2014] Debord è stato sicuramente uno dei maggiori retori del suo tempo,
e come Clausewitz, Macchiavelli, Tucidide, Gracián e Gorgia (che Lebiez
non ha saputo citare) si è trovato nella nuda necessità di scrivere per essere
capito da quei pochi, che avrebbero potuto seguirlo senza possibilità
alcuna di essere manipolato. Rifiutato sì (odiato, detestato sì), ma non
manipolato! Questa è, ben inteso, la potenza dell'arte retorica di Debord
e, infine, della sua strategia. Come scrive Agamben, i libri di Debord
(La società dello spettacolo e i Commentari), alla stregua de Il Principe
di Macchiavelli e dell'Etica di Spinoza, sono un "trattato di strategia:
". [ Christian Pugliese ]
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