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televisione <> democrazia
introduzione
cap1 immagini
cap2 popolazioni
cap3 format
cap4 potere
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Dopo l'arte After Art
David Joselit
postmedia books 2015
96 pp. 52 ill.
isbn 9788874901302-
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14,90
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Business art is the step that comes after Art. (Andy Warhol)
Non serve voltare le spalle al mondo dell'arte o denigrarne le capacità. Al contrario dobbiamo riconoscere e sfruttare le sue potenzialità secondo nuove modalità creative e progressive. Il nostro vero lavoro inizia dopo l'arte, nei network che essa struttura attorno a sé. (David Joselit)
L'arte, così come la conosciamo, sta cambiando drammaticamente, ma una reazione pubblica e/o critica tarda ad arrivare. Con questo brillante saggio illustrato, David Joselit descrive come l'arte e l'architettura si stiano trasformando nell'era di Google. Dietro la doppia spinta della tecnologia digitale (che consente di riformattare e diffondere le immagini senza sforzo) e l'accelerazione esponenziale dello scambio culturale attivate dalla globalizzazione, artisti e architetti stanno mettendo in evidenza Reti e network come mai prima. Alcune delle più interessanti opere contemporanee in entrambi i campi ora si basano sulla visualizzazione di modelli di diffusione dopo che sono stati prodotti oggetti e strutture, e dopo che sono entrati in network diversi (o hanno addirittura contribuito a costruirli). Comportandosi come se fossero motori di ricerca umani, artisti e architetti catturano e riformattano contenuti esistenti. Le opere d'arte risultano dalla cristallizzazione di moltitudini di immagini e nuovi edifici nascono dalle dinamiche dei modelli distributivi che ospiteranno. Presentandoci l'opera dei grandi artisti e degli studi d'architettura contemporanei, Dopo l'arte ci offre teorie convincenti e originali su arte e architettura nel periodo dei global network.
Ciò che risulta dopo l'era dell'arte è un nuovo tipo di energia che l'arte convoglia nei suoi formati eterogenei. L'arte crea connessioni tra élite sociali, filosofie sofisticate, una gamma di capacità tecnico-manuali atte alla rappresentazione, un pubblico di massa, dinamiche di attribuzione di significato alle immagini, speculazione finanziaria e affermazione di identità nazionali ed etniche. Né l'educazione superiore, né il campo dell'intrattenimento possiedono un format di questo genere. Per esempio, il mondo dell'arte connette un prezioso capitale culturale e un sofisticato discorso filosofico all'appetito delle masse e al mero potere finanziario. Né le università (i cui legami con la finanza sono più discreti e l'accesso del pubblico più limitato) né l'industria cinematografica (che attinge poco e niente alla cultura alta) riescono a raggiungere questa sapiente combinazione. David Joselit
All'incrocio tra media studies, critica architettonica e storia dell'arte, After Art affronta la questione dell'arte contemporanea nell'epoca della proliferazione delle Reti. Joselit tiene traccia degli "stati di forma" letterali ed epistemici della più recente cultura visiva e ci offre un nuovo potente modello per riflettere sulla circolazione di arte e denaro. (Pamela M. Lee, Stanford University)
Dopo l'arte avrebbe potuto anche intitolarsi Dopo l'aura, considerato che risponde elegantemente a Walter Benjamin e al suo senso di perdita dell'arte nell'epoca della riproduzione tecnologica. David Joselit, invece, rilancia con argomenti convincenti il potere dell'immagine nella produzione artistica e architettonica contemporanea come risultato della capacità di distribuzione delle Reti di comunicazione. (Anthony Vidler, The Cooper Union)
Yale Herald: Di recente lei ha pubblicato "After Art". Come è nata l'idea del libro?
David Joselit: Innanzitutto, l'idea parte dal mio libro precedente: Feedback: Television Against Democracy, che riguarda, si potrebbe dire, il cinema-attivista-ecologico, la televisione-sperimentale-underground e come, negli anni Sessanta, la video arte coesiste con vari tentativi di ricerca di consenso da parte di gruppi come gli yippies, Abbie Hoffman, ecc... per riuscire a fare breccia in TV in un modo o nell'altro. Quindi mi interessavano molto i loop e le reti che sviluppavano feedback. Da curatore mi ero abituato a guardare e scivere d'arte e così ho voluto scrivere un libro che riflettesse su come il digitale e la globalizzazione avessero cambiato le condizioni per fare arte. Per cui, After Art, è una specie di sequel al mio libro su attivismo e televisione. Bene, un aspetto del titolo è quel "dopo" nel senso di "immagine-residua". Quindi quello che cerco di capire in questo libro è capire come, dopo che le opere sono state realizzate, la loro circolazione influenzi il significato o persino la realizzazione stessa. Sto cercando di capire se vi sia una network-logic che influenza l'opera d'arte e se gli artisti ne sono consapevoli quando creano la propria opera. Una dimensione del titolo è "dopo", nel senso di "after-image". Una cosa che mi interessa molto è vedere come la circolazione delle opere d'arte dopo la realizzazione influisca sul loro significato, al punto da condizionare anche la realizzazione. Quello che cerco di capire è se vi sia una rete logica nella quale si inseriscono le opere d'arte e se gli artisti ne sono consapevoli quando lavorano. Così, quel "dopo" suggerisce una sorta di circolazione, dopo il fare arte c'è la distribuzione dell'arte, e questo è altrettanto importante. L'altra dimensione di questo "dopo" ha a che fare con le trasformazioni degli ultimi anni e di come l'arte sia diventata un importante agente di riqualificazione in tutto il mondo; quando vedi che si costruiscono centinaia di musei in Cina o negli Emirati Arabi, per non parlare del successo di musei e biennali in Europa e negli Stati Uniti. Secondo me il mondo dell'arte è diventato analogo al mondo accademico per quanto riguarda la produzione di conoscenza mentre, per altri versi, è diventato una specie di industria dell'intrattenimento. Quindi "Dopo l'arte" vuol dire ciò che succede quando il mondo dell'arte non riguarda quanto sia unica e preziosa un opera d'arte, ma piuttosto queste nuove istituzioni di produzione del sapere, di riqualificazione, intrattenimento, ecc...
Dall'inizio del Novecento l'artista si è concentrato sulla ricerca di un contenuto e sul modo in cui presentarlo, oppure come scrivo nel libro, di "riformattarlo". Penso che noi diamo per scontato che l'artista produca un contenuto a partire dalla sua immaginazione, ma nell'epoca di Google la ricerca del contenuto è sempre più importante, o almeno altrettanto importante che produrre contenuto. Gli artisti hanno così cominciato a pensare ad un estetica della "ricerca", a quella che in Dopo l'arte definisco "epistemologia della ricerca", che è diventata una forma di conoscenza. Tutto questo è ormai evidente e volevo riflettere - con metodo critico - a cosa significasse questa nuova estetica, a tutti questi artisti che ricontestualizzano, riformattano, archiviano o aggregano immagini e oggetti esistenti.
David Joselit intervistato da Andrew Wagner, "Sitting down with David Joselit", "Yale Herald", New Haven, settembre 2013
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