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Artisti di carta
L'ultimo libro di Roberto Pinto offre al lettore un inedito punto di vista sui rapporti tra l'arte visiva e la letteratura. Uno sguardo particolare perché qui viene fatta luce su quelli che l'autore definisce come "artisti di carta": ossia sugli artisti e sulle opere d'arte inventati dagli scrittori contemporanei. Una ricerca del genere naturalmente soddisfa una serie di obiettivi: da essa si può infatti desumere "come viene percepita l'arte contemporanea dal mondo della cultura", e questo stesso osservatorio particolare permette di "restituire aspetti dell'arte contemporanea che gli apporti storici non sono in grado di far emergere completamente o che, per loro natura, non rappresentano obiettivi di studio prioritari". Fra gli autori e gli artisti che in questa prospettiva vengono approfonditi, un capitolo è dedicato a Don DeLillo, certo uno dei più prolifici in tal senso; un altro capitolo a Sophie Calle; appaiono infine Siri Hustvedt e naturalmente Orhan Pamuk. Il caso di Sophie Calle risulta particolarmente interessante, intanto per l'abitudine dell'artista francese di affiancare dei testi alle sue creazioni, insomma le narrazioni alle immagini, e poi – nell'altra direzione – per le interazioni ch'ella ha avuto, per esempio, con Paul Auster ed Enrique Vila-Matas (peraltro, un bellissimo disegno dello scrittore spagnolo è riprodotto nella copertina di questo volume). Artisti di carta è un approfondito studio sulla percezione e sull'universalità dell'arte anche attraverso la mediazione del testo. Il romanzo può essere considerato una variazione artistica? Le opere di carta possono essere esaminate come fossero reali? La serietà e la precisione dimostrate dall'autore nell'analisi dei suoi oggetti di studio portano il lettore a pensare che queste siano le domande centrali del libro. Nel rispondervi, Pinto non nasconde la sua profonda passione, gioia e curiosità per l'arte, né formula giudizi di valore: le opere di carta sono belle, brutte, efficaci, disturbanti come quelle vere esposte nei musei, nelle gallerie e nelle biennali in giro per il mondo.
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postmedia books | _ L'artista come personaggio
Roberto Pinto (Roma 1963) è teorico dell'arte e curatore, i cui temi di ricerca sono l'arte pubblica, il dialogo interculturale e tra le arti, la storia delle mostre. Dalla fine del 1988 al 1995 lavora presso Flash Art, prima come redattore e in seguito, come caporedattore. Tra le mostre curate ricordiamo: Subway, 1998 Milano; Arte all'arte 2000; Transform (con De Cecco), 2001, Trieste; Short Stories, 2001, Milano; Americas Remixed, 2002 Milano; Dimensione Follia, 2004 Galleria Civica di Trento; Spazi Atti (con Martin), 2004 PAC, Milano; Confini (curata con Cincinelli e Collu) Museo Provinciale Nuoro 2006. Ha curato le otto edizioni del ciclo di incontri sull'arte contemporanea La generazione delle immagini. È stato curatore alla V Biennale di Gwangju, Corea (2004) e alla Terza Biennale di Tirana (2005). È stato curatore presso la Fondazione Ratti di Como. È curatore del progetto di arte pubblica ArtLine per il Comune di Milano. Tra i saggi pubblicati ricordiamo: Lucy Orta, Phaidon, London 2003, Nuove Geografie Artistiche. Le mostre al tempo della globalizzazione, Postmedia Books, Milano 2012, Artisti di carta. Territori di confine tra arte e letteratura, Postmedia Books, Milano 2016. Ha insegnato presso l'Università di Trento e l'Università Bocconi di Milano; dal 2012 è docente di Storia dell'arte contemporanea presso il Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna.
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