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La fotografia come medium estendibile
Già vent'anni fa, Rosalind Krauss aveva preso in esame la "condizione post-mediatica" e la necessità di "reinventare la fotografia" ogni volta che si materializza la sua obsolescenza. In ogni epoca si è sempre cercato di reinventare il medium, di spostare ulteriormente nuove questioni, di dare spazio ad altre potenzialità espressive e concettuali...
Le argomentazioni in questo libro sono un tentativo di ripensare i termini, i limiti e le logiche con cui produciamo o veicoliamo immagini e immagini fotografiche, tentando sconfinamenti o reinvenzioni attraverso diverse declinazioni. Forse è vero che nel tempo attuale sia più corretto parlare di immagini piuttosto che di fotografie, visto che il fotografico è stato inglobato nella complessa macchina combinatoria dell'iconosfera, tra la rete e gli smartphone, tra i social e qualcos'altro che ancora non conosciamo. Ci sono numerose declinazioni del termine "immagine", anche ibridazioni fra diversi tipi, utilizzi e direzioni diverse. E la fotografia veicola tutte queste tipologie di immagini senza essere ciò che esse rappresentano dentro il medium che le ha messe in visione. Inoltre i sensi di un'immagine non dipendono esclusivamente dall'autore ma si rinegoziano o contrattano anche di volta in volta con i fruitori – i quali a loro volta appartengono a diversi contesti culturali e sociali e ogni volta saranno diversi nei vari punti e spazi del tempo –, oltre ogni semplicistica lettura unidirezionale. Tendiamo a ricordare le immagini a partire dalla specifica forma mediale che le ha veicolate, che le ha rese visibili a noi per la prima volta, rielaborate successivamente nella nostra memoria. Per Hans Belting, ricordare significa innanzitutto liberare le immagini dai loro media originari e poi dare loro corpo nella nostra mente. Come possiamo rendere visibili le immagini che vivono nei nostri sogni e nei nostri dubbi?
Ho spesso pensato che le immagini più intense siano state create da artisti che hanno gettato via la scala dopo che vi sono saliti, per dirla alla Ludwig Wittgenstein, come ha scritto alla fine del suo Tractatus logico-philosophicus. C'è chi invece trova salvifica la parola e la narrazione rispetto al potere evocativo dell'immagine. E chi trova creative le correlazioni tra i due linguaggi, in continua relazione di influenze.
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postmedia books | Mauro Zanchi (Bergamo 1964) è critico d'arte, curatore e saggista. Dirige il museo temporaneo BACO (Base Arte Contemporanea Odierna), a Bergamo, dal 2011. Alcune delle pubblicazioni più recenti sono: Luigi Ghirri. Pensiero paesaggio (Silvana Editoriale, 2016), Mario Giacomelli. Terre scritte (Silvana Editoriale, 2017), Arte e magia (Giunti, 2018), Nino Migliori (Humboldt books, 2020), Arte ed eros (Giunti, 2020), Arte e alchimia. Dall'antico al contemporaneo (Giunti, 2021). | Compra questo libro insieme a Le insidie delle immagini
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