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La fotografia come medium

Il giornale dell'arte

Dimenticare la fotografia

 

 

 



Le insidie delle immagini
di Sara Benaglia e Mauro Zanchi



postmedia books 2022
236 pp. 78 ill.
isbn 9788874903412

 

s 24,00

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Lo sguardo fotografico che estende i suoi confini oltre la fotografia è anche uno sguardo su "qualcosa che non abbiamo ancora visto, sentito, percepito, ascoltato, immaginato". Nel saggio La fotografia come medium estendibile (Postmedia Books, Milano 2022), che possiamo considerare complementare a Le insidie delle immagini, Mauro Zanchi esamina il rapporto che questo sguardo intrattiene con l'immaginazione. Non è lo sguardo che controlla e sorveglia ad essere il principale oggetto di questo studio ma l'esperienza visiva in bilico tra scienza e incanto poetico. In questo saggio si chiarisce quale sia il rapporto tra la metafotografia (la "possibilità di trovare nuovi sensi nel passaggio da un linguaggio a un metalinguaggio [e nei] continui tentativi di reinventare il medium") e l'oltrefotografia ("qualcosa che la fotografia non ha ancora mostrato o colto". Se La fotografia come medium estendibile mette in rapporto il prefisso "meta" con il prefisso "oltre", Le insidie delle immagini si focalizza sul "meta"...
_ Aurelio Andrighetto, Doppiozero, novembre 2022

 

Quali insidie si portano appresso le immagini e quali effetti collaterali mettono in circolo? Come si è aperto il linguaggio fotografico verso una interazione con complessi sistemi che hanno rivoluzionato il medium stesso? La metafotografia attuale ha avuto la fotografia come incipit, ma poi è diventata una critica al futuro presente, scritta attraverso un'analisi della visione, avendo presente anche questioni inerenti a metalinguaggio, metamedium, metamodellizzazione e metaverso. L'intelligenza artificiale è coinvolta nello sfondamento del concetto di visione finora conosciuto ed è stata integrata nei dispositivi usati su scala globale, influenzando l'immaginazione collettiva. Le informazioni accumulate nei Data Center e nella Cloud stanno ramificando ulteriormente dentro una trasformazione dell'essere umano, con un impatto politico planetario. Algoritmi, Image Dataset, reti neurali, algocrazia, dispositivi di sorveglianza e redlining tecnologico sono le parole chiave essenziali per comprendere questo cambiamento, che è prima di tutto un processo economico. La "tecnologia intelligente che vede", l'occhio computazionale composto da innumerevoli occhi, ha un campo visivo i cui limiti potrebbero essere i confini del nostro mondo. In che modo la metafotografia informa o ispira la nostra percezione e comprensione dello spaziotempo? Le immagini ci guardano e sentono, dai dispositivi che le rendono visibili e fruibili per il nostro uso e consumo. Ora siamo rivolti verso un nuovo statuto dell'immagine, la cui fruizione non è più solo umana.

Non tutti sono consapevoli che le immagini ci guardano e sentono, dai dispositivi che le rendono visibili e fruibili per il nostro uso e consumo. Le immagini fotografiche retroilluminate negli smartphone e negli schermi dei personal computer fungono da esca. Tutti abbocchiamo, lasciando che i dispositivi tecnologici diano molte informazioni dei nostri gusti personali e di tutto ciò che concerne la nostra privacy, dati che sono preziosi per il sistema capitalistico, sempre in anticipo sulle masse e veloci a produrre nuovi oggetti o servizi utili a creare profitti. La diffusa solitudine, il bisogno di essere considerati e visti, l'attaccamento all'ego e la sopravalutazione personale sono alcuni meccanismi che continuano a tenere ben oliati i meccanismi della macchina della sorveglianza invisibile...
_ Sara Benaglia e Mauro Zanchi

Nell'introduzione al saggio Dopo l'arte, pubblicato nel 2015, David Joselit scriveva «immagine è una parola insidiosa». Non sono sicura che Sara Benaglia e Mauro Zanchi avessero in mente questo passaggio quando hanno intitolato il loro ultimo libro Le insidie delle immagini, edito quest'anno da Postmedia Books e oggi già alla seconda ristampa, ma il collegamento nella mia mente sorge spontaneo. Benaglia e Zanchi sono un duo ormai riconosciuto, curatori dello spazio BACO a Bergamo, saggisti e critici d'arte, che delle nuove forme del linguaggio fotografico hanno fatto il loro campo di interesse privilegiato, come dimostrano i tre volumi dal titolo Metafotografia, pubblicati da Skinnerboox tra il 2019 e il 2021, dove hanno raccolto i lavori di autori che indagano l'immagine contemporanea e il suo ruolo nella società con un approccio critico e consapevole. Le inside delle immagini si presenta come un'ulteriore tappa della loro ricerca curatoriale; attraverso dieci capitoli (ognuno dei quali meriterebbe un saggio intero) vengono affrontati aspetti diversi emersi durante il processo collettivo alla base del libro: il prefisso «meta» e le sue possibili applicazioni, la relazione tra codice e materia, la pervasività dei metadata, il funzionamento alla base dell'Intelligenza Artificiale e il Machine Learning, il dominio degli algoritmi, le modalità di circolazione delle immagini e l'utilizzo nocivo dei social media come palcoscenico per performare la propria vita, solo per citarne alcuni. L'ultima parte dello studio raccoglie interviste con artisti che si confrontano con queste tematiche: Adam Broomberg e Oliver Chanarin, IOCOSE, Jason Isolini, Erik Kessels, Simone Santilli di The Cool Couple ed Emilio Vavarella. Esplicitamente rivolto a professionisti del settore e addetti ai lavori, il libro si presenta come un testo denso di contenuti, termini e argomenti che richiedono di essere «processati» attraverso più riprese, mediante un assorbimento delicato e graduale. Sono molti i punti sollevati dai due autori, ma potremmo dire che in queste parole si racchiude il nocciolo delle loro teorie: «Comprendere i principi basilari dell'intelligenza artificiale nella contemporaneità è essenziale per essere culturalmente alfabetizzati. Per capire la fotografia, insomma, il punto di partenza non può essere solo una macchina fotografica».
_ Rica Cerbarano, Il giornale dell'arte, dicembre 2022

 

Quali sono le insidie delle nuove immagini? ... Perché questo rapporto simbiotico nasconde delle insidie? È insidioso perché asimmetrico e può diventare davvero mal assortito, come il carro manzoniano che trasporta vasi di coccio insieme a vasi di ferro. Da una parte, infatti, abbiamo un essere organico e storico che, nel rapporto con le immagini, coinvolge diversi aspetti del proprio sé (la sua emotività, i suoi desideri e le sue paure, il bisogno di simbolizzare, sublimare, di travalicare il dato visivo alla ricerca di un'eccedenza in grado di aprire orizzonti di senso), dall'altra abbiamo un freddo sistema computazionale che non conosce emozioni, non soffre paure, fatiche e desideri e lavora instancabilmente senza mostrarsi, senza interruzioni, elaborando, profilando, macinando dati per estrarre informazioni, che si presentano come frutto di un'intelligenza superiore e impersonale, rivendicando un'essenza epistemologica oggettiva e insindacabile. Ma queste non sono che alcune delle criticità. Il libro, da questo punto di vista, fa un'analisi accurata, passando in rassegna le diverse insidie delle immagini-algoritmo, evidenziando i molteplici aspetti di questo cambio di paradigma del visivo, virato verso l'operativo, puntando soprattutto l'attenzione sul milieu socio-economico in cui tale svolta trova applicazione e sugli immani risvolti etico-politici che quel cambio fa presagire e di fatto sta già attuando. Questo modello si sta allontanando per sempre dall'antropocentrismo moderno, riconfigurando le proprie nozioni di spazio, tempo, soggettività in un nuovo modello dove la sovranità dell'ego cartesiano viene soppiantata da una agentività diffusa, ibrida (umana ed extra-umana), interconnessa, simultanea. Come si configurerà il nuovo equilibrio? Chi occuperà quel centro, in futuro? Quali saranno gli attori e quali dinamiche di potere governeranno il nuovo ecosistema mediale e ultraconnesso che sta prendendo vita e che sembra delineare una nuova tappa evolutiva della nostra storia?
_ Marisa Prete, ATP Diary, novembre 2022

 


 

 

 

 

 

 

 

 

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Sara Benaglia (Bergamo 1983) è ricercatrice visiva e saggista. È curatrice presso lo spazio BACO (Base Arte Contemporanea Odierna), dal 2016. Scrive per ATPdiary, Doppiozero e Art e Dossier. La sua ultima pubblicazione è La mobilità della matrice (Lubrina Editore, 2021). È coautrice di Metafotografia (3): Imagomorfosi e altre ricerche (Skinnerboox, 2021), Metafotografia (2): Le mutazioni delle immagini (Skinnerboox, 2020) e Metafotografia (Skinnerboox, 2019).

Mauro Zanchi (Bergamo 1964) è critico d'arte, curatore e saggista. Dirige il museo temporaneo BACO a Bergamo, dal 2011. Le pubblicazioni più recenti sono: Nino Migliori (Humboldt books, 2020), Arte ed eros (Giunti, 2020), Arte e alchimia. Dall'antico al contemporaneo (Giunti, 2021), Metafotografia 1+2+3 (Skinnerboox, 2019-2021), La fotografia come medium estendibile (Postmedia Books, 2022), Arte e gioco (Giunti, 2022). Scrive per Art e Dossier, Antinomie, ATPdiary, Doppiozero.

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