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Dante Bini

 

 

 



Gianfranco Fini. Monade/Nomade
Arte, architettura, design, scenografia
a cura di Bruno Di Marino e Luca Galofaro



postmedia books 2023
156 pp. 164 ill. a colori
formato 240x168mm 
isbn 9788874903573

 

s

22,00

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Chi è Gianfranco Fini? E' un architetto, pittore e designer romano la cui attività si è a lungo intrecciata con l'ambiente artistico romano. Amico di Franco Angeli e Tano Festa, Fini è stato a lungo "fiancheggiatore" della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, partecipando tra l'altro, con una videoinstallazione, al mitico Teatro delle mostre allestito da Plinio De Martiis nel 1968 alla galleria La Tartaruga. Questo libro - articolato in una lunga conversazione, due saggi critici e un regesto illustrato con le opere più significative realizzate da Fini nei diversi campi espressivi - non solo racconta l'attività di una figura tanto multiforme quanto poco conosciuta, ma ricostruisce il mood e il dietro-le-quinte di un'epoca irripetibile nella storia dell'arte. Quando il caffè Rosati a Roma era al centro del mondo, frequentato da artisti come Franco Angeli, Tano Festa, Mario Schifano, Mario Ceroli, Cy Twombly e altri personaggi che hanno giocato un ruolo determinante nella vita e nella carriera di Fini. Se l'aggettivo "nomade" del titolo allude alla natura non stanziale di questo artista-architetto che ha realizzato diverse opere in giro per il mondo, la parola "Monade" si riferisce al prototipo di una sua avveniristica poltrona-scultura realizzata nel 1969 per Mana Art Market.

 

Gianfranco Fini è stato innanzitutto un testimone della stagione neoavanguardistica degli anni Sessanta, un osservatore privilegiato, dal momento che ha stretto amicizia fin da ragazzo con due grandi artisti quali Tano Festa e Franco Angeli, frequentando più o meno tutti i protagonisti di quel periodo fertile che gravitavano intorno a Piazza del Popolo e al bar Rosati, non un semplice locale alla moda bensì un microcosmo culturale. Situarlo in quel contesto non è dunque improprio, anche se, di fatto, non avendo portato fino in fondo la sua ricerca pittorica - che di fatto è rimasto un hobby dal momento che Fini è stato fin da subito incalzato dal mestiere di architetto e dalle responsabilità famigliari - non ha mai esposto le sue opere nelle gallerie che in quegli anni a Roma andavano per la maggiore. Lo farà tempo dopo in spazi che non appartengono al sistema dell'arte. Eppure sarebbe bastato forse un po' più di spavalderia da parte sua, tanto è vero che - grazie all'amicizia che lo lega a Plinio De Martiis - realizza nel 1968 un'installazione per il Teatro delle Mostre, evento rimasto nella storia per la capacità di esaltare le tendenze mixed media di un'arte sempre più orientata "al di là della pittura". Ma Fini, evidentemente, viene chiamato alla Tartaruga non come artista, bensì proprio in veste di architetto, di allestitore (in quello stesso anno - tra l'altro - Schifano gli chiede di aiutarlo nella sistemazione delle tele nella sala da pranzo della casa di Gianni e Marella Agnelli).
_ Bruno Di Marino

Fini, inserendosi in un contesto di generale sovvertimento dei valori tradizionali del mondo architettonico, ha cercato in più occasioni di trovare una corrispondenza tra le pratiche artistiche e le pratiche progettuali che gli artisti del suo gruppo attuavano attraverso l'invenzione di nuove tecniche, dal collage ai videoambienti, nella direzione di una concezione estetica che cerca un definitivo superamento della tradizione. Tano Festa, in una delle sue ultime interviste, dichiara di appartenere a «quella che fu, a torto, definita "pop art" italiana» e di seguito: «quello che noi facevamo era popolare, non pop. Gli americani erano "pop" perché raffiguravano oggetti di consumo veri e propri come simboli artistici da cui trarre l'ispirazione. Noi italiani siamo stati invece "popular" perché siamo riusciti, viceversa, a consumare l'arte stessa con le citazioni e le estrapolazioni». L'aspetto a cui fa riferimento Festa è sicuramente il tratto caratteristico dell'estetica degli esponenti della cosiddetta Scuola di piazza del Popolo e si lega fortemente al recupero dei modelli della tradizione pittorica italiana che, a differenza del passato, non viene ripresa e rielaborata stilisticamente, ma riproposta in modo ben riconoscibile se pur trasfigurata.
_ Luca Galofaro


 

edizione inglese 2023
156 pp. 164 ill. a colori
formato 240x168mm 
isbn 9798393548230

 

 

 

postmedia books

Gianfranco Fini (Roma, 9 settembre 1936). Nel 1966, ancora studente, inizia la sua attività di architetto associato, collaborando a progetti quali l'Accademia di Belle Arti di Damasco, il Palazzo della Regione a L'Aquila. Nel 1972 crea a Roma prima lo Studio Linea Verde e, in seguito, lo Studio Fini Architettura, con il quale inizia un attività autonoma progettando ville e strutture architettoniche per il turismo e per il tempo libero, oltre che in Italia, in paesi come Brasile, Grecia, Turchia e, soprattutto, Repubblica Dominicana, dove vive e lavora da oltre trent'anni. Gianfranco Fini è stato anche scenografo per il teatro e designer per ditte come Poltronova e New Lamp. Ha collaborato con diversi artisti tra cui Mario Ceroli, col quale ha stretto un lungo e significativo sodalizio. Dagli anni Cinquanta, infine, si è dedicato alla pittura, attività che ormai lo impegna totalmente.