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L'arte della memoria

Dopo l'arte

Doppiozero

 

 



Imparare a guardare
Dispacci dal mondo dell'arte
di Alva Noë



postmedia books 2023
176 pp.
isbn 9788874903641

 

 

s 19,00

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Leggere un capitolo qualsiasi del nuovo delizioso libro di Alva Noë è come visitare una mostra, un'opera teatrale, un concerto, un film - con un amico caro e gentile che si dà il caso sia più intelligente, più perspicace e più eloquente di quanto si possa essere. Che scriva della performance artistica di David Bowie o dei dipinti della figlia di Vermeer, Alva Noë riesce a cogliere sia i particolari dell'opera di cui parla sia le implicazioni filosofiche, cioè come essa getti luce su cosa significhi essere umani. Noe sostiene il potere trasformativo dell'arte, ma ci arriva vendendo i suoi piaceri.
_ Blake Gopnik

 

Imparare a guardare è un viaggio attraverso la natura dell'arte e i modi in cui può trasformarci, se glielo permettiamo. L'autore di Infinite Baseball, Alva Noë, presenta una raccolta di saggi brevi e stimolanti che esplorano il modo in cui sperimentiamo l'arte e cosa significa essere un "osservatore". Sperimentare l'arte vuol dire lasciare che faccia il suo lavoro su di noi e richiede pensiero, attenzione, concentrazione. Richiede un atto creativo, anche da parte di chi guarda. Ed è in questo processo di confronto e riorganizzazione che le opere d'arte possono portarci a rifare noi stessi. Spaziando in lungo e in largo, da Pina Bausch a Robocop, da Bob Dylan a Vermeer, Noë utilizza l'incontro con opere d'arte specifiche per entrare in un mondo di questioni affascinanti, come il modo in cui la filosofia e la scienza sono rappresentate nei film, cosa dice la biologia evolutiva sull'arte o il ruolo di reliquie, falsi e copie nella nostra esperienza di un'opera. I saggi di Learning to Look sono brevi, accessibili e personali. Ognuno di essi nasce da un incontro con l'arte: in un museo, ascoltando dischi o andando a un concerto. Ogni saggio è a sé stante, ma nel loro insieme formano un quadro intimo del nostro rapporto con l'arte. Articolando attentamente l'esperienza di ciascuno di questi incontri, Noë propone che, come la filosofia, l'arte sia una sorta di tecnologia per comprendere noi stessi. In parole povere, l'arte è un'opportunità per noi di creare di nuovo noi stessi.

 

Della teoria, questi dispacci dal mondo dell'arte sono la "prova del budino", per usare un tipico modo di dire americano: per provare il budino, bisogna mangiarlo. Un metodo pragmatico che ben si addice all'impostazione pragmatistica del pensiero di Noë, in esplicita sintonia con l'idea di arte come esperienza di John Dewey. I testi raccolti nel libro raccontano infatti esperienze fatte in prima persona dall'autore e si presentano come «esercizi per dare all'arte, e a me stesso, il tempo di lasciare che qualcosa accada». Tempo, a dispetto della noia, e lavoro, a dispetto del "piacere estetico", sono infatti indispensabili se si vuole imparare a guardare l'arte e, in questo modo, far sì che l'arte svolga il suo compito. (Questo vale soprattutto per l'arte che rientra nel paradigma post-duchampiano; ed è qui, a mio avviso, che le idee di Noë sembrano funzionare meglio, anche se la sua teoria riguarda l'arte in generale, come fenomeno tipico dell'essere umano, rischiando talvolta qualche forzatura). Il lavoro del filosofo inviato nel mondo dell'arte è dunque impegnarsi a guardare, per "imparare a guardare" e mostrarci come farlo noi stessi, perché «l'arte propone sempre un compito che non è facile né ben definito» e le opere d'arte sono «intenzionalmente difficili».
_ Luigi Bonfante (Doppiozero, 7 ottobre 2023)

 

Le opere d'arte a volte ci lasciano senza parole. Ma quasi mai ci ammutoliscono. Non possono. C'è troppo da dire. Parlare d'arte non lascia le cose come stanno; cambia tutto. Guardare, pensare, dire cosa si vede o perché si risponde in un certo modo: tutto questo cambia ciò che si vede ed il modo in cui si risponde. Lo sforzo e la cura ci trasformano. Ci trasformano nel momento stesso in cui ascoltiamo la canzone, esaminiamo il dipinto o guardiamo il film. Questo, ovviamente, non è un fenomeno esclusivo dell'arte. Ciò che ho appena delineato vale per tutte le esperienze e costituisce in realtà il principio fondamentale della vita: la vita è un processo di crescita e di riorganizzazione, un processo che prende avvio nel momento preciso in cui agiamo per la prima volta, in quanto ci riorganizziamo e ci sviluppiamo in risposta al modo in cui ciò che facciamo cambia ciò che subiamo, come avrebbe detto Dewey. Ma l'arte mira a questo; c'è arte per poter rifare noi stessi, e anche per poter cogliere noi stessi nell'atto di questo rifacimento. L'arte richiede la creazione, anche da parte di chi la guarda. Yogi Berra aveva ragione: si possono vedere molte cose osservando. Ma l'osservazione – lo sforzo e la cura – richiede pensiero, attenzione, concentrazione. Può essere un gioco, ma anche un lavoro. L'arte propone sempre un compito, che non è né facile né ben definito. Si tratta di questo: cercare di percepire, di mettere a fuoco ciò che è lì... Il titolo è preso in prestito dal famoso Learning to Look di Joshua C. Taylor, che è stato il primo libro sull'arte che abbia mai letto.
_ Alva Noë (dall'introduzione)

 

Indice
Soup è un anagramma di Opus _ I Am Sitting in a Room _ Quaranta altoparlanti in una stanza _ Due mani sinistre _ Arte rupestre _ Il potere della performance _ Brividi a buon mercato al Whitney _ A caccia di balene con Turner _ Toglimi il fiato! _ Parlare, disegnare, ballare _ Bestie da spiaggia in movimento _ Far funzionare l'opera _ Uomo irrazionale _ I filosofi di RoboCop _ Indicare la via della liberazione in Star Trek: Voyager _ Una sintesi imbarazzante _ La lezione di anatomia _ L'importanza di essere vestiti _ L'arte del cervello _ Volti e maschere _ L'occhio filosofico _ La macchina da presa e la danza _ Perché i film in 3D sono così brutti? _ La narrazione e la "valle del perturbante" _ Guardare negli occhi di Rembrandt _ Questo non è uno zoo _ La natura dell'arte _ La tosse e il significato dell'arte _ Va bene se l'arte è noiosa? _ L'opportunità della noia _ Arte placebo _ Le opere d'arte sono reliquie? _ Le riproduzioni nell'era dell'originalità _ Chi era Vermeer? _ Come amare un falso _ I monumenti _ L'arte della natura _ Evoluzione estetica _ Bowie, cheesecake, sesso e il significato della musica _ La letteratura di Dylan _ Ciò che è nuovo è vecchio _ L'arte performativa di David Bowie: un ricordo _ All Things Shining _ Tu dici "pomodoro" _ Che cos'è un fatto? _ Flussi di meme _ Adele nella Goldilocks Zone _ La mente nel mondo naturale: la fisica può spiegarlo? _ L'arte ai limiti delle neuroscienze

Conversare, per Noë, vuol dire fare una mossa in un processo in corso, rimaneggiare un materiale, recuperarlo, campionare, mixare, fare un pastiche. Di questo parlano i saggi qui raccolti: Dj che manipolano il suono degli altri, star della musica pop-rock che rubano stili o nomi, bestie costruite con materiali di scarto, furti memetici, coreografie di coreografie, agencies confuse, compositori che copiano e ricopiano, apprendisti in bottega, collezionisti e truffatori.
_ dall'introduzione di Antonio Ianniello

 

In generale, penso che il lavoro che facciamo in filosofia e nell'arte (che sono due modi diversi di fare la stessa cosa) sia una ricerca di un certo tipo di orientamento, di un luogo in cui possiamo ritrovarci in risposta alla facilità con cui ci smarriamo e ci disorientiamo. Credo che una persona, così come una pianta, faccia parte di un luogo e non sia semplicemente un prodotto, ma un costituente di esso.
_ Marco Bassan, intervista ad Alva Noë _ (Artribune, giugno 2023)


 

 

 

 

 

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Alva Noë è scrittore e filosofo, autore di Strani strumenti. Insegna filosofia a Berkeley, University of California, dove è anche membro del Center for New Media e dell'Institute for Cognitive and Brain Sciences. Alva Noë è un filosofo della mente la cui ricerca e insegnamento si concentrano sulla percezione e la coscienza e sulla filosofia dell'arte. Dal 2011 al 2017 ha contribuito al programma di scienze e cultura della National Public Radio. Imparare a guardare è il suo terzo libro tradotto in italiano dopo Perché non siamo il nostro cervello (Raffaello Cortina 2010) e Strani strumenti (Einaudi 2022).

 

 

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