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L'arte della memoria

Note ai margini

 

 

 

 

 



Narratologia in pratica

Mieke Bal



postmedia books 2024
240 pp. 22 ill.

isbn 9788874904020

 

s luglio 2024
 

 

 

Mieke Bal riduce la teoria a semplici definizioni dei concetti principali e ne dimostra la rilevanza attraverso brevi saggi sugli aspetti narrativi in testi visivi, cinematografici, argomentativi, storici e metodologici. Narratologia in pratica allarga la teoria della narrazione al fine di sostenerne l'interdisciplinarità. Scritto a sostegno del classico di Mieke Bal, Narratology: Introduction to the Theory of Narrative, in cui gli esempi si concentrano quasi esclusivamente sugli studi letterari, questo nuovo libro offre analisi più elaborate dei media visivi, in particolare dell'arte visiva e del cinema. Leggibile indipendentemente o in parallelo, Narratology in Practice permette ai lettori di utilizzare i concetti suggeriti come strumenti per aiutarli nella pratica dell'analisi della narrazione. Dimostrando che la narrazione non è legata al linguaggio, questo libro rende la teoria utile a studenti e studiosi in diversi campi delle scienze umane e sociali, e non solo. Con una prefazione di Carla Subrizi.

 

La tesi centrale della teoria della narrazione illustrata in questo libro riguarda l'utilità di una divisione analitica provvisoria in tre livelli: testo, storia e fabula. Questa divisione non è così evidente come potrebbe sembrare. Per me si tratta soprattutto di tentare un superamento delle connotazioni binarie della vecchia divisione tra testo e fabula, o storia e trama. Questa vecchia divisione è legata a una distinzione, che rischia di diventare una separazione, tra forma e contenuto. In Narratologia, oltre a spiegare la necessità di una divisione in tre parti, mostro anche perché tale separazione sia insostenibile. La forma modella il contenuto e viceversa, in modo inestricabile. Ma, ai fini dell'analisi, accorpare il tutto pone un problema di chiarezza. Complicare il binomio distinguendo uno strato intermedio rende possibile una lettura molto più sottile e complessa. Tuttavia, come già detto, la distinzione non implica una separazione. Al contrario: le connessioni tra i tre strati sono il cuore di un'analisi basata sulla distinzione, che è per definizione provvisoria.
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Mieke Bal, dall'introduzione

Che un testo – o un'opera d'arte – «parli da solo» e che, per capirne forma, significato, relazioni con il contesto storico, sia sufficiente saperlo osservare fin nei dettagli, per Mieke Bal, sin dall'inizio del suo libro, rappresenta una prima questione da scardinare. Necessario è quindi, prima di tutto, chiedersi (ancora una volta, cercando di spostare la domanda), cosa sia un'opera, cosa si vada a stratificare e ad annodare in un testo. Questo sembra un altro punto da dissodare. Se l'opera è considerata come un'entità auto-sufficiente, chiusa e quindi contenente una serie di aspetti e informazioni, in grado di rivelare il racconto o gli aspetti formali che la caratterizzano, senza coinvolgere l'interazione di tutte le altre premesse, culturali, sociali, politiche, biografiche (e molto altro) che concorrono alla sua formazione, l'opera perde in realtà quello che permette di definirla un «oggetto teorico», sempre secondo l'apparato profondamente concettuale, ma al contempo non allineato a teorie o filosofie preesistenti, di Mieke Bal. Un «oggetto teorico» è quello che Bal definirà, alla fine degli anni Novanta, – sia esso un'opera d'arte, un testo o un film – un oggetto che sollecita in chi guarda la riflessione o, meglio, il pensiero.
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Carla Subrizi, dalla prefazione

Questo libro è molto di più di un compagno della rivoluzionaria Narratologia di Mieke Bal. Con lucidità, pazienza ed enorme abilità pedagogica, fornisce gli strumenti necessari per capire che cos'è la narrazione e che cosa fa dentro e fuori la letteratura.
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Marianne Hirsch, Columbia University

Narratology in Practice integra il popolare libro di Mieke Bal Narratology con una vasta gamma di analisi pratiche per dimostrare il valore dei metodi e dei concetti narratologici per l'analisi culturale. Attingendo a una ricca esperienza personale come regista e critico d'arte, Bal esplora il carattere interdisciplinare dell'analisi narrativa nei vari media e i suoi contributi concreti alla riflessione sulla politica e sulla società.
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Jonathan Culler, Cornell University

Nel 1985, quando Mieke Bal pubblicò Narratologia, questa disciplina stava ancora trovando le sue basi; in effetti, le trovò in parte in parte grazie al suo libro fondamentale, ora alla sua quarta edizione. Bal è una pensatrice prodigiosa e stimolante. Quando iniziai a esplorare la teoria narrativa il mio supervisore di dottorato mi avvertì, Mieke Bal è una lettura essenziale ma "difficile". Nonostante il titolo invitante, Narratologia in pratica non fa eccezione. Pensavo che "in pratica" indicasse un manuale su come fare narratologia, ma il senso della pratica di Bal è più ambizioso: non si tratta tanto di un manuale su come fare narratologia, quanto di una forma di prassi che chiama "analisi culturale". Per Bal, la narratologia è importante nella misura in cui consente la consapevolezza e l'impegno politico. "Le proprietà strutturali dei testi sono importanti Bal scrive, perché "le strutture testuali e quelle sociali" sono analoghe e e spesso co-implicate. E sebbene l'autrice consideri molteplici forme di narrazione nel libro, le narrazioni di finzione forniscono un fondamento perché possono possono "rendere tangibili le realtà in gioco". Per Bal, ma anche per un numero sempre maggiore di studiosi della narrazione, la narrazione è intrinsecamente impegnata con il mondo, per cui la narratologia dovrebbe contribuire a rivelare "come le relazioni tra le discipline possano funzionare in modo responsabile". Nonostante la sua difficoltà, il libro vale la pena di essere letto anche solo per capire come Bal collega gli aspetti teorici della narratologia a "come le relazioni tra le discipline possono funzionare responsabilmente", gli aspetti teorici della narratologia con "il quadro più ampio all'interno del quale la narratologia si guadagna la sua rilevanza".
_Daniel Aureliano Newman, University of Toronto

 

 

 

 

 

 

 

postmedia books

Mieke (Maria Gertrudis) Bal è nata in Olanda il 14 marzo del 1946, vive tra Parigi ed Amsterdam. Mieke Bal è una pluripremiata teorica culturale, critica, videoartista, curatrice e docente di analisi culturale all'Università di Amsterdam. Le sue aree di interesse spaziano dall'antichità biblica e classica all'arte contemporanea e del XVII secolo, alla letteratura moderna, al femminismo e alla cultura migratoria. Tra le sue numerose pubblicazioni figurano Travelling Concepts in the Humanities (2002) e Narratology (quarta edizione 2017). La sua visione dell'analisi interdisciplinare nelle scienze umane e sociali si esprime nel profilo di quella che viene definita "analisi culturale". Mieke Bal è anche un artista video; i suoi documentari sull'emigrazione, esposti a livello internazionale e fanno parte del collettivo Cinema Suitcase. Con Michelle Williams Gamaker ha realizzato il lungometraggio A Long History of Madness, una fiction teorica sulla follia.

 

 

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