Non siamo più di fronte a immagini contemplative o durature, ma a impressioni visive fugaci e frammenti di attenzione, che si susseguono in un ritmo incessante. Esse perdono la propria consistenza oggettuale e documentaria per assumere invece le forme di un processo dinamico e di una traccia computazionale. Questa fluidità è amplificata dalle architetture delle piattaforme digitali, dove lo scrolling prolungato e lo swipe pavloviano, tra aspirapolveri psichici e immagini dopamina, ci costringono a una fruizione compulsiva e superficiale. Ogni blink è un frammento di attenzione, una micro-interazione che contribuisce a un accumulo visivo difficilmente assimilabile.
_ Mauro Zanchi
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