Politica della fotografia |
Indice Dove siamo introduzione di John Berger Dibattito sul documentario: estetica o anestetica? Fotografia e propaganda: Richard Cross e John Hoagland Sebastião Salgado: l'epifania dell’altro Joel-Peter Witkin: disturbi alchemici Ali spezzate: l’eredità delle mine Jim Goldberg: Bambini di strada Credibilità della fotografia Un mare di dolore: il Rwanda Project di Alfredo Jaar Riflessioni sull'opera di Francesca Woodman Leon Golub: conversazione su fotografia e pittura Fotografia, telefonia e cacofonia Clicca e sparisci: l'illusione della democrazia nell'epoca del digitale Arte e potere Il più alto livello d’illusione Tre testi-immagine |
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postmedia books | Ringraziamenti Il mio seminario di Storia della Fotografia alla New York University doveva cominciare l'11 settembre 2001. Quando è cominciato, una settimana dopo, i miei studenti erano profondamente trasformati da ciò che avevano vissuto. Alcuni di loro erano sul posto quando sono crollate le Twin Towers, altri ci sono andati in seguito. La maggior parte di loro aveva con sé delle macchine fotografiche. La spaccatura tra chi aveva fotografato ciò che aveva visto e coloro che non l'avevano fatto (perché avevano messo le macchine da parte per fare altro) diventò molto significativa. La tristezza della fotografia, la sua relazione con la morte e il ricordo, non era mai stata così palpabile per loro. Contemporaneamente. Vorrei ringraziare i miei primi insegnanti di fotografia, Jeff Weiss e Sheppard Powell del Goddard College, che mi hanno incoraggiato a guardare le immagini e a scriverne, e Nathan Lyons del Visual Studies Workshop, che mi ha mostrato che la fotografia, tra le altre cose, è un linguaggio. Tutto ciò che scrivo è influenzato dai miei studi con Robert Duncan e altri poeti che facevano parte del programma di poetica al New College di San Francisco dal 1980 al 1983, e che concepivano la poetica nei suoi termini radicali, come lo studio di ciò di cui sono fatte le cose. I saggi compresi in questo libro sono stati scritti in un periodo in cui il ruolo sociale dell'immagine fotografica (sia in termini di propaganda che di arte) è cambiato drammaticamente. Scriverne è stato per me il modo per cercare di capire questi cambiamenti. Vorrei ringraziare tutti gli artisti, gli altri scrittori, gli editori e il pubblico che hanno reso possibile questa pubblicazione. In special modo vorrei ringraziare Melissa Harris, Diana Stoll, Michael Famighetti, Wendy Byrne e tutti quelli di Aperture che hanno lavorato a questo libro con generosa attenzione in tempi difficili. Per me John Berger è stato a lungo un modello di come si possa scrivere delle cose del mondo restando a casa, nel cuore. La sua prefazione a questo libro è un grido nella notte, ed io mi sento umile davanti alla sua eloquenza e alla sua onestà. |