Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta
Centrare lo studio sulla fotografia
ha per l'autrice una ragione storica – molto usata in
quegli anni come forma autonoma o di documentazione
di performance – e una relativa allo stretto rapporto
che il medium fotografico creò con l'indagine
tra corpo e identità femminile. L'aderenza tra opera
e oggetto reale, indicato dalla fotografia, è per l'autrice
utilizzato dalle artiste "femministe" al pieno delle
potenzialità contribuendo al passaggio da neoavanguardia
a postmoderno. L'allargamento ad altre discipline,
come ad esempio la psicoanalisi, l'antropologia
e la linguistica, consente di stabilire un'avvenuta
sessualizzazione dello sguardo sul mondo.
La sua analisi parte dalla consapevolezza della "parzialità
dello sguardo di chi scrive e interpreta la storia"
e da quanto il tema del corpo e della sua rappresentazione
sia stato centrale nel momento in cui si ha
una presa di coscienza politica. Le opere di alcune
artiste, oltre alle già citate, Monselles, Campagnano,
La Rocca, Oberto, de Freitas, Gravier, Cerati, Mattioli,
Woodman, sono lette alla luce anche di portati
ideologici, come ad esempio quello fra "essenzialiste"
e non, che rispondono comunque all'esigenza di
sperimentare la differenza.
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postmedia books | Raffaella Perna (Roma, 1982) si occupa di storia e critica dell'arte contemporanea e di storia della fotografia. Tra le sue pubblicazioni, oltre a numerosi saggi, i volumi In forma di fotografia. Ricerche artistiche in Italia tra il 1960 e il 1970 (2009), Mimmo Rotella. Reportages (2010), Mimmo Rotella e la Galerie J (2012), Wilhelm von Gloeden. Travestimenti, ritratti, tableaux vivants (2013). È curatrice del libro Le polaroid di Moro (2012, con S. Bianchi) e degli atti del convegno Per un museo della fotografia a Roma (2012, con I. Schiaffini). In corso di pubblicazione il volume Il gesto femminista (DeriveApprodi, 2014). Ha curato le mostre: “L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2015” (2016) e "The Unexpected Subject |