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Estetica relazionale

Forme di vita

Postproduction

L'exforma


Il radicante
Per un'estetica della globalizzazione
Nicolas Bourriaud



postmedia books 2014
208 pp. 77 ill.
formato 152x212mm
isbn 9788874901005

 

 

21,00

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Con "The Radicant" Nicolas Bourriaud arriva alla terza tappa dell'importante percorso teorico iniziato con "Estetica relazionale" e "Postproduction", titoli con i quali aveva già provato un confronto tra la storia dell'arte e quella della produzione culturale e della globalizzazione. Il concetto di arte relazionale a sua volta è davvero entrato in un contesto culturale più ampio, favorendo una maggiore leggibilità delle complessità dell'arte contemporanea e prestandosi a tutti quegli esempi di interazione sociale che a partire dall'arte hanno conquistato la vita quotidiana e l'agire urbano in declinazioni e aspetti che vanno dal puro tempo libero al marketing strettamente inteso.
Nel 2009 Bourriaud cura alla Tate Britain la collettiva "Altermodern" vero e proprio manifesto della nuova modernità. "Il radicante" è l'approfondimento teorico di quanto veniva abbozzato in quella mostra: se l'altermodern è l'età della globalizzazione (né moderna, né postmoderna) il radicante invece identifica la globalizzazione in chiave estetica e con una forte critica al multiculturalismo. La tesi esposta da Bourriaud nel suo ultimo libro è che invece bisogna ridefinire la modernità, in opposizione alle posizioni radicali: il radicante è una metafora botanica, la pianta "radicante" è un'organizzazione che crea le sue radici man mano che avanza con la sua crescita, mentre il "radicale" implica l'idea stanziale di "radice". Gli artisti contemporanei hanno dunque la capacità di sradicarsi per aggregarsi facilmente altrove, in una forma di continuo nomadismo. L'artista contemporaneo rifiuta quel multiculturalismo postmoderno celebrato nel 1989 da mostre quali Les Magiciens de la terre per dedicarsi invece ad una ricerca e a un discorso postcoloniale. Infatti, l'artista contemporaneo è nomade, esiliato, emigrante, sémionauta, in viaggio tra i segni delle diverse culture che incontra...
Come diceva Gilles Deleuze, teorizzare le metafore è sempre un gioco pericoloso, e infatti anche "Il radicante" ha prestato il fianco alle critiche in ambito accademico, ma la lettura di questo libro rivela un percorso inedito e coraggioso in campo teorico... Guardando il mondo attraverso la lente della globalizzazione, Bourriaud abbozza un quadro teorico in cui le opere d'arte sono in dialogo costante con il contesto da cui provengono, argomento che chiaramente ci aiuta ad una lettura più calzante dell'opera di numerosi artisti che stanno contribuendo a definire la nuova contemporaneità: dall'
incertezza positiva di Tino Seghal alle monumentalizzazioni di iconografie precarie da parte di Jeff Koons, Damien Hirst e Maurizio Cattelan; dalle peregrinazioni di Francis Al˙s e Gabriel Orozco alle traiettorie di Bas Jan Ader e Pierre Huyghe; dalle topologie di accumulo di Thomas Hirschhorn alle tracciabilità di Simon Starling...





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'Radicante' è un termine prelevato dalla botanica, e indica una sostanza (ad esempio a carattere ormonale) che ha la funzione di facilitare la riproduzione e la crescita delle radici. Si tratta di un termine che, riposizionato in ambito artistico, assume un significato (valido peraltro in maniera assai più estesa) che potremmo definire "aereo", restando in metafora. In altre parole, con questa costellazione terminologica si intende far segno verso la radice e la radicalità, ma cogliendone non il tradizionale riferimento al legame indissolubile e soprattutto inamovibile al terreno (alla "propria" patria, al trinomio razza-sangue-territorio), bensì la capacità di mantenere dei legami ma in maniera più mobile, come per l'appunto nel caso delle radici aeree. Un'apertura al mondo che, d'altro canto, non significa affatto rinnegare le proprie origini; al contrario: la capacità di innestarsi temporaneamente e ripetutamente è una capacità che presuppone una certa solidità di partenza. Insomma, qualcosa di ben diverso da tanto multiculturalismo e postcolonialismo (figli del postmodernismo, a sua volta erede assai spesso ingrato del modernismo, che Bourriaud ha il coraggio di riprendere, pur con tutte le precauzioni concettuali del caso, tentando di pensare una altermodernità), che proprio nel momento in cui tentano di negare (a se stessi) l'inestirpabilità dell'origine, la rendono per così dire latente, e per ciò tanto più imprevedibilmente assiomatica... E il volume rivela, o meglio conferma, la sua natura: quella di un libro profondamente politico, al pari e più dei suoi precedenti; quella di un libro che, al pari e più dei precedenti, soffre a esser riposto nello scaffale della libreria dedicato alla critica d’arte.
(Marco Enrico Giacomelli D’ARS n. 205/spring 2011)

 

 












postmedia books "Tutti creoli nell'epoca globale... L' artefice dell'atto di morte del Postmodernismo è il francese Nicolas Bourriaud, geniale intellettuale che nel 1999, a 34 anni, assieme a Jerôme Sans, fondò a Parigi il Palais de Tokyo..."