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Slittamenti della performance
Slittamenti della performance è un progetto editoriale, sviluppato in due volumi, che ha l'intento di narrare analiticamente la nascita, lo sviluppo e le varie articolazioni della performance art internazionale dagli anni Sessanta ai giorni nostri. Slittamenti della performance, Volume I. Anni 1960 - 2000 tratta l'avventura performatica dalla sua nascita alla fine del millennio, seguendone le vicissitudini, le significazioni e gli sconfinamenti che, come medium di contestazione delle categorie socio-politiche e artistiche, ha sviluppato negli anni. Il saggio è un excursus critico e non edulcorato che si insinua nelle esasperazioni fisiche di Gina Pane, Ulay e Marina Abramovic, Vito Acconci, Chris Burden, Guerilla Art Action Group e gli Azionisti viennesi, nel femminismo radicale di Judy Chicago, Carolee Schneemann, Yayoi Kusama, Valie Export ed altre, passando per gli artisti apolidi come i Coum Transmission, Leigh Bowery, Joan Jonas, Luigi Ontani, Urs Lüthi, Rebecca Horn, James Lee Byars, Hélio Oiticica, Rebecca Horn, Jannis Kounellis e molti altri e fino alla ridiscussione corporea della Black Identity di David Hammons, Adrian Piper, Senga Nengudi e Lorraine O'Grady. Negli anni Novanta, il corpo è slittato dalla sua fissità organica alla mutevolezza folgorante dell'epoca postumana dove Matthew Barney, Jana Sterbak, Janine Antoni, Paul McCarthy, Mike Kelley, Bruce Nauman, Félix González-Torres e molti altri artisti esplorano le geometrie corporee per caricarli di nuovi significati e mitologie postmoderne. L'incessante ricerca biotecnologica e neuroscientifica cambiano prospettiva alla funzionalità corporea, ibridando materia organica e inorganica e sublimando il suo desiderio di mutazione. Il corpo postorganico diventa dunque l'orizzonte in cui performer come Orlan, Marcel.Lì Antúnez Roca e Stelarc, attraverso la prostetica e le nanotecnologie, rivitalizzano la performance alla fine secolo scorso. Se oggi avessimo bisogno di studiare la performance contemporanea e di conoscere gli artisti che si rapportano in modo più significativo a questa pratica, ecco, senz'altro dovremmo assicurarci di avere in libreria i saggi di Teresa Macrì.... Ma a che punto è oggi la performance? Quali sono le sue evoluzioni?
Alla fine del testo queste domande restano sospese ma si ha certamente la sensazione di aver compreso meglio il suo universo sconfinato fatto di interazioni e di contaminazioni tra discipline diverse che si intrecciano fino a raggiungere uno spazio ibrido di contatto. Un utile compendio del quale si sentiva la mancanza in questi ultimi anni, che hanno riportato alla ribalta questo linguaggio espressivo esploso negli anni Sessanta, del quale la Macrì si è occupata a più riprese con risultati eccellenti. Questa volta la critica d'arte si misura con un progetto editoriale in due volumi, che prevede di raccontare in maniera cronologica l'evoluzione della pratica performativa, classificata in questo primo volume attraverso sette tematiche differenti, che vanno dal concetto di "perturbante" al "corpo postorganico", al quale la Macrì dedicò un libro nel lontano 1996.... Anche il racchiudere la storia della
performance in due volumi, soffermandosi,
nel primo, sui «suoi primi quarant'anni» e nel
secondo (in via di pubblicazione) sugli ultimi
venti, è una scelta che denota un interesse
per le ultime tendenze, le mutazioni e le
nuove identità che la performance ha subito
nel XXI secolo. Un'impostazione che vuole
dunque partire da uno sguardo sul presente
e, soprattutto, da uno sguardo dal presente. È
proprio grazie a questo approccio che matura
l'idea di «slittamento» come spiega la stessa
autrice: «Lo considero un saggio che tratta della
pratica performatica nei suoi spostamenti sociali,
psichici e temporalità. Sentivo la necessità di
riconsiderare la performance come un'attività nata
soprattutto in seno ai fenomeni socio-politici radicali
come il maggio '68, alle battaglie sui diritti delle
donne, alle questioni razziali, all'affermazione
dell'identità LGBT e di essergliene grata ma non
devota. È dunque un excursus critico dei fenomeni
performatici e quindi anche un riavvaloramento del
concetto di performance e di performer, in un'epoca
in cui questi termini vengono usati in maniera
semplicistica». Il libro esce in
una fase di diffuso e rinnovato interesse per
questa pratica... C'è il corpo perturbante, che crea ansia e disagio, soggetto che scuote le certezze dello spettatore, e quello ambiguo, inafferrabile, dalle identità multiple, che si pone come nucleo della politica radicale e autorappresentazione volitiva sospesa fra due mondi: il mondo esistente e l'«altro», il territorio desiderabile.
Nella storia della performance il corpo è stato sempre un segno mobile, traccia a volte imprendibile di pensieri, idee, progetti, provocazioni. Di fatto, con le liturgie connesse all'azione in continuo mutamento, con la sua incessante progettazione «a partire da sé», il corpo è stato per molti performer, in ogni angolo del pianeta, il teatro (non più una stanza privata e intima) della dissidenza. È lì, sulla pelle, nelle pieghe della carne, che ripetutamente va in scena quella che Teresa Macrì nel suo intenso libro Slittamenti della performance chiama una nuova «architettura di senso».
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postmedia books | Teresa Macrì è critica d'arte, scrittrice e docente. Si occupa di cultura visuale. Tra i suoi ultimi libri pubblicati: Pensiero discordante (Postmedia Books, 2018), Fallimento (Postmedia Books, 2017), Politics/Poetics (Postmedia Book, 2014, traduzione portoghese Política/Poética, Coleção Máquinas de Guerra, Filosofia/Política/Artes, Faculdade de Letras de Universidade do Porto, 2019). Insegna Fenomenologia delle arti contemporanee all’Accademia di Belle Arti di Roma. Collabora al quotidiano Il Manifesto. | Slittamenti + Politics | Poetics
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