|
Arte Pubblica | Milano
buy from FR _ PL _ ESP _ DE _ ESP _ NL
Qual è la storia dietro la figura antropomorfica realizzata da Joan Mirò davanti al Palazzo del Senato? Cosa rappresentano i cinque cavalli in bronzo e cemento bianco sull'erba dei Giardini Pubblici? Chi era Roberto Franceschi, a cui un gruppo di artisti capeggiati da Enzo Mari dedicò un memoriale in via Bocconi negli anni Settanta? E come mai in pieno dopoguerra la città di Milano decise di erigere un monumento al burattino Pinocchio? Arte Pubblica | Milano è il tentativo di fornire una guida completa per quanto possibile delle sculture che decorano le strade, le piazze, i parchi della città a partire dall'inizio del Novecento ai giorni nostri. Questo arco temporale, che segna un'evoluzione fondamentale all'interno della scultura stessa in quanto forma d'arte, coincide anche con un riversamento di opere su suolo pubblico ispirate da eventi socio-politico-culturali di impatto locale e globale, come ad esempio i due conflitti mondiali, l'istituzione della Triennale d'Architettura, i Mondiali di Calcio del 1990 e le esposizioni universali, oggi conosciute con il nome più colloquiale di EXPO, del 1906 e del 2015. Accompagnato dalle illustrazioni di Marco Fanulli, pensate per stuzzicare l’immaginazione, la curiosità e la memoria del lettore, questo libro racconta aneddoti sulle origini, vicende e curiosità su oltre cento opere che ogni giorno cittadini e turisti incontrano per strada, a volte senza notarle o conoscerne la storia. L'arte è da scoprire passeggiando per Milano: da Gorla a Chiesa Rossa la mappa che racconta una città. Il giorno dopo il "visto si stampi" gli autori ne hanno individuate altre due, segno che Milano nasconde ancora qualche sorpresa perfino a loro che per due anni l'hanno perlustrata zona per zona con l'obiettivo di compilare il censimento dei monumenti. Un elenco circoscritto per scelta alle opere realizzate nell'ultimo secolo e visibili dalla strada anche se collocate su suolo privato, che volutamente esclude tutta la ritrattistica, comprese le due statue intestate a figure femminili (Cristina Trivulzio di Belgiojoso e Margherita Hack). Il risultato è una mappa ricca di curiosità, "alcune perfino scoperte strada facendo - confessa Angela Maderna, critica d'arte e autrice insieme a Michele Robecchi di Arte pubblica (sartoria editoriale) - perché Milano ha il talento di celare i propri gioielli e i milanesi, sempre di corsa, quello di non farci troppo caso". Il libro, che sarà presentato al Mudec il 24 novembre, raccoglie un centinaio di opere suddivise non per itinerari ma per municipi. Ma se dovesse "accompagnare degli amici per Milano" Angela Maderna disegnerebbe una passeggiata che da nord porta a sud passando per il centro. "Si potrebbe cominciare dal Monumento ai piccoli Martiri di Gorla di Remo Brioschi (1947) in piazza dei Piccoli Martiri dove un tempo sorgeva la scuola rasa al suolo nel 1944 da una bomba che uccise 200 bambini. Per quanto l'immagine sia retorica, è un'opera con un forte significato comunitario: voluta dai genitori degli alunni, che si sono battuti contro il parere contrario di una parte dei residenti, è stata realizzata con i soldi delle famiglie che hanno deciso di autotassarsi".Restando ai margini della città, la seconda tappa è piazza Greco dove dal 2015 due opere ricordano alla città il significato della carità e dell'accoglienza: il neon blu "No more excuses" di Maurizio Nannucci, che brilla sull'edificio del Refettorio Ambrosiano, e La porta dell'accoglienza di Mimmo Paladino antistante all'ingresso, che riporta elementi scultorei legati al tema dell'ospitalità come il pane, il vino e la cassetta di pesci. Il riferimento al cristianesimo si ritrova anche alla fermata successiva, in piazza Duca d'Aosta dove, sempre con Expo, è giunta in regalo alla città La mela rigenerata di Michelangelo Pistoletto, simbolo del peccato originale biblico, espiato attraverso il rammendo di un morso ricomposto. [Teresa Monestiroli, Repubblica, 13 nov. 2022] Una guida completa alle sculture che adornano le strade, le piazze, i parchi di Milano dall'inizio del Novecento a oggi. È questo l'intento del volume edito da postmedia books nella collana Sartoria editoriale che si focalizza su quel periodo particolare, corrispondente a un'evoluzione fondamentale nell'ambito della scultura stessa, perché caratterizzato dall'installazione di opere d'arte pubblica ispirate da importanti eventi socio-politico-culturali, di impatto locale e globale, come le due guerre mondiali, l'istituzione della Triennale d'Architettura, i Mondiali di Calcio del 1990 e le esposizioni universali, o EXPO, del 1906 e del 2015. Qual è la storia legata alla figura antropomorfica realizzata da Joan Mirò davanti al Palazzo del Senato? Cosa rappresentano i cinque cavalli in bronzo e cemento bianco sull'erba dei Giardini Pubblici? Chi era Roberto Franceschi, a cui un gruppo di artisti capeggiati da Enzo Mari dedicò un memoriale in via Bocconi negli anni Settanta? E come mai nel dopoguerra la città di Milano decise di erigere un monumento a Pinocchio? Basta leggere la guida divisa per zone e illustrata con i disegni di Marco Fanuli, che lasciano spazio all'immaginazione, per approfondire la conoscenza delle sculture, dei monumenti e delle fontane, che decorano Milano, comprendere e rivalutare, nel caso, il lavoro degli artisti che li hanno realizzati. Delle oltre cento opere presenti, spesso sconosciute a cittadini e turisti come la loro storia, sono raccontati aneddoti sulle origini, sulle vicende e sulle curiosità che le riguardano. "Ci auguriamo che l'aver mappato raggruppando per la prima volta in un unico elenco queste opere così eterogenee che la città ha scelto di installare per le proprie strade, possa divenire il punto di partenza per una riflessione sulle politiche di acquisizione ed esposizione dell'arte nello spazio urbano milanese", spiegano gli autori nell'introduzione. [Silvia Airoldi, Elle Decor, nov. 2022] Viaggiare con gli esperti | La Milano dell'arte pubblica. Città tutto sommato povera da un punto di vista monumentale rispetto ad altre realtà italiane come Napoli, Roma o Torino, e definita dall'assenza di grandi piazze per via di una struttura urbanistica anomala, Milano non si distingue immediatamente come luogo di punta per l'installazione e la fruizione di arte pubblica. Tale fotografia è però attendibile fino a un certo punto. Un'osservazione più approfondita rivela infatti che nel corso degli anni, grazie a una concatenazione di eventi che vanno dalle Esposizioni Universali (o Expo) tenutesi rispettivamente nel 1906 e nel 2015, alle Triennali di Architettura avviate negli anni Trenta e ai Mondiali di Calcio del 1990, le energie della città si sono canalizzate verso progetti di arredo urbano permanenti con risultati spesso notevoli. A questo vanno aggiunte una serie di iniziative pubbliche e private che, accumulatesi nel tempo, hanno contribuito a formare un tessuto scultoreo discreto ma di tutto rispetto... A tenere alta la bandiera del secolo corrente ci pensa, in Piazza Affari proprio davanti alla sede della Borsa, «L.O.V.E.» (2010) di Maurizio Cattelan. Replica di una mano alzata nel saluto romano con le dita mozzate a eccezione del medio, il lavoro di Cattelan si presta a essere interpretato come un gesto irriverente nei confronti dell'universo della finanza la cui sede centrale è nell'edificio adiacente. Quest'ultimo aspetto ha prevedibilmente sollevato un dibattito sull'«accettabilità» dell'opera nel momento in cui si è proposto di renderla permanente. La questione si è risolta con una decisione fortunatamente «illuminata» quanto sorprendente, che fan ben sperare per il futuro dell'arte contemporanea a Milano. [ Il Giornale dell'Arte, dic. 2022] Una Milano che, in cerca di una propria identità nel secondo dopoguerra, la trova nella letteratura d'infanzia con la Fontana a Pinocchio di Attilio Fagioli. Una Milano che rende omaggio alle personalità milanesi come nella Grande cancellatura per Giovanni Testori di Emilio Isgrò e nel Cavallo di Leonardo da Vinci di Nina Akamu. Una Milano che poggia i gomiti sul passato operoso e artigiano per ergersi come città della moda, con Ago, filo, nodo di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen e con la reinstallazione di Patrick Tuttofuoco dell'insegna di un vecchio Luna Park a Lambrate, con l'intenzione di rilanciarla come polo artistico contemporaneo.
STUPISCE LA RICORRENZA di nomi di artisti come Arnaldo Pomodoro, Andrea e Pietro Cascella, Carlo Ramous, Adolfo Wildt, Aligi Sassu e stupisce non trovare i nomi di artisti legati alla scultura come Lucio Fontana e Giacomo Manzù, o di nomi che abbiano una risonanza internazionale, come è accaduto in altre nelle città europee. Ma questo riflette l'assenza di una politica pubblica sull'arte contemporanea in Italia, salvo rarissimi casi e spiega l'accoglienza tiepida da parte della cittadinanza, quando non indignata, che vive come una presenza imposta e indigesta le opere in spazio pubblico.
Arte Pubblica / Milano è un libro da tenere in mano e leggere camminando per la città...
Possono le opere d'arte cambiare Milano? Bisogna coinvolgere le periferie. Una varietà di sperimentazioni, forme e installazioni che troviamo in luoghi non progettati per ospitare opere d'arte, come gallerie o musei, ma che appartengono alla cittadinanza, destinati a un pubblico vario e non specializzato. Come molte capitali europee, anche Milano presenta nel suo reticolo urbano molti interventi artistici in parchi, stazioni, piazze, strade che a volte sfuggono ai passanti ma che hanno modificato e continuano a modificare l'aspetto della città e il rapporto che questa ha con i suoi abitanti. Proprio nell'ottica divulgativa e di scoperta, Angela Maderna, storica e critica d'arte, insieme a Michele Robecchi, curatore e scrittore, hanno pensato di creare una mappatura, un censimento, di tutte le opere pubbliche presenti in città. Ne è nato il volume Arte Pubblica – Milano (Postmedia Books, 2022), con le opere raffigurate dai disegni di Marco Fanuli. Il lavoro di ricerca di Maderna e Robecchi inizia dal reperimento delle informazioni, contattando tutte le possibili fonti, dal Comune, ai costruttori, alle fonderie, diventando complesso nella fase di decisione dei criteri da adottare per la selezione delle opere. «E' stato un lungo processo durato due anni», spiega Maderna, «abbiamo riflettuto molto perché è un tema che può essere trattato da tanti punti di vista. Alla fine abbiamo optato per un criterio non strettamente curatoriale ma più temporale, iniziando cioè dai primi del '900 fino ad oggi. In questo arco temporale ci sono stati eventi sociali molto incisivi, (al di là dei due conflitti mondiali) dove si è concentrata la maggior parte della produzione di arredi urbani come le Esposizioni Universali del 1906 e 2015, le Triennali di Architettura, a partire dagli anni Trenta, e i Mondiali di calcio del 1990». Arte pubblica e sculture in centro a Milano: il passaggio all'anti-monumentalità e l'assenza di artiste donne. Questo lasso di tempo permette anche di percepire in maniera chiara le evoluzioni delle caratteristiche estetiche e costruttive delle sculture stesse. «Abbiamo anche deciso di escludere le statue di ritrattistica monumentale-celebrativa», precisa Robecchi «perché è anzi interessante notare, dal punto di vista storico-artistico, tra le opere di inizi Novecento e le più recenti, i cambiamenti formali nel fare scultura: la scomparsa dell'uso del piedistallo e la nascita di un'anti-monumentalità; l'introduzione dell'astrattismo che ha reso tutto più interessante, assieme all'uso di materiali diversi come pietra e bronzo, fino al recente neon».
C'è anche un'altra caratteristica, amara ma che non sorprende, sottolinea Maderna «la scarsa presenza di artiste donne. E' un dato di fatto la scarsa commissione di opere ad artiste donne nel '900, ma anche una scarsità di monumenti dedicati alle donne. Nella nuova edizione che pubblicheremo aggiornata sicuramente però inseriremo «L'Albero delle Donne del Novecento» il monumento che è stato inaugurato a giugno a piazzale Lodi, dedicato all'editrice e fotografa Inge Feltrinelli, alla partigiana Onorina Brambilla e alla poetessa Alda Merini».
|
|
||
postmedia books | Angela Maderna è storica e critica d'arte. È autrice del libro L'altra metà dell'avanguardia quarant'anni dopo (Postmedia Books 2020), ha svolto attività di ricerca presso l'Università degli Studi di Messina e collabora stabilmente con diverse testate giornalistiche come il mensile Domus e il quotidiano Domani. Ha collaborato con istituzioni pubbliche e private come ArtLine Milano (progetto d'arte pubblica del Comune di Milano), la Fondazione Antonio Ratti e il FAI – Fondo Ambiente Italiano. È stata caposervizio cultura nella redazione di Edizioni Zero e suoi testi sono stati pubblicati anche su numerose riviste. Michele Robecchi è scrittore e curatore. Caporedattore di Flash Art (2001-2004) e redattore capo di Contemporary Magazine (2005-2007), al momento è editore della sezione arte contemporanea presso Phaidon Press, docente presso Christie's Education e editore di Mousse Magazine. Ha curato "TIP: Trends Ideas Projects" (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, 2004), "Beauty So Difficult" (Fondazione Stelline, Milano, 2005) ed è stato uno dei curatori per la prima e la seconda Biennale di Tirana (2001-2003). Marco Fanuli è illustratore medico-scientifico. Ha lavorato per diversi editori specializzati come EdiErmes (per cui tra gli altri ha illustrato l'Atlante di anatomia umana e il Trattato di anatomia umana), Elsevier Masson e Springer-Verlag e ha collaborato con università e istituzioni culturali (tra cui l'Università di Southampton e il FAI - Fondo Ambiente Italiano). |
|
A. Maderna e M. Robecchi | Arte Pubblica | Milano | Sartoria editoriale
Paolo Giorgio | Fuoriscena. Teatro indipendente a Milano | Sartoria editoriale
D. Caglioti e S. Sagmeister | Stefan Sagmeister Q&A | Sartoria editoriale