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Joseph Beuys
Vorrei iniziare ancora una volta dalla ferita
Joseph Beuys è uno degli artisti più importanti e controversi della fine del '900, un artista la cui persona e la cui arte sono talmente intrecciate con il passato nazista della Germania da rappresentare una figura problematica per la Germania del dopoguerra e della riunificazione. Illuminando la centralità del trauma e l'indagine sostenuta della nozione di arte come i due fili conduttori della vita e dell'arte di Beuys, questo libro offre una biografia critica che approfondisce la nostra comprensione della sua opera. Claudia Mesch analizza gli aspetti delle opere di Beuys che hanno maggiormente colpito il pubblico, in particolare la leggenda della redenzione, per molti una fantasia dubbia al centro di quell'auto-mitologia di Beuys e parte di una concezione espansiva dell'arte che include la scienza, la politica e la spiritualità. Il ritratto elaborato dall'autrice dimostra come con la sua creazione di miti Beuys abbia agito come forza positiva nel confronto con il passato della Germania del dopoguerra e, seguendo le sue esposizioni, l'autrice traccia il modo in cui egli ha ampliato il mondo dell'arte aprendo la strada agli artisti interessati all'arte con una forte impronta attivista. Postmedia pubblica in Italia un libro dell'americana Claudia Mesch che intende rispondere all'odi et amo, ma soprattutto alla confusione intorno alla figura di Joseph Beuys (1921-1986), «l'artista contemporaneo», scrive la studiosa, «più problematico per la Germania del Dopoguerra e della post-riunificazione». Che si tratti dei suoi trascorsi nella Gioventù hitleriana, della scelta – forse semplicemente artistica? – di ammantare di leggenda l'incidente aereo in cui fu coinvolto in guerra, o ancora della sua arte impegnativa, fatta di azioni e happening spesso
«ignorati o dichiarati "incomprensibili"», Beuys è oggetto di dispute che spostano l'attenzione dal suo vero lascito. Per Mesch, sono invece anzitutto due gli elementi da considerare: «L'importanza dell'esperienza del trauma nella sua opera e nella sua vita e la sua continua espansione della concezione di arte stessa». Nascono da qui tutte le «idee spirituali, scientifiche e politiche di cambiamento pacifico e di trasformazione positiva attraverso l'arte e la performance» che Beuys ha elaborato. Questo libro esplora due elementi chiave all'interno del vasto corpus artistico di Beuys: in primo luogo, l'importanza dell'esperienza del trauma nella sua opera e nella sua vita, e, in secondo luogo, la sua continua espansione della concezione di arte stessa. La sua esperienza di vita fu simile a quella di altri due artisti tedeschi, anch'essi veterani di guerra, della generazione precedente: Max Ernst e Wilhelm Lehmbruck, entrambi fonte di ispirazione per lui. Come nel caso di questi due artisti, la vita e la nozione di arte di Beuys hanno avuto origine dal trauma fisico della guerra e da un'esperienza di pre-morte. Questa esperienza traumatica provocò in lui una profonda crisi personale negli anni Cinquanta. Come molti hanno osservato, l'artista ha costantemente rifiutato di affrontare apertamente le sue esperienze durante la Seconda Guerra Mondiale, evitando qualsiasi menzione pubblica dei suoi vissuti di guerra o dell'era nazista, ad eccezione dell'intervista sulle "esperienze chiave" del 1976 con Georg Jappe. Tuttavia, possiamo sostenere che gli anni trascorsi in guerra abbiano determinato la sua costante dedizione rispetto alle idee spirituali, scientifiche e politiche di cambiamento pacifico e di trasformazione positiva attraverso l'arte e la performance.
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postmedia books | Claudia Mesch è professore associato di Storia dell'Arte presso la School of Art dell'Arizona State University, Tempe. Mesch è tra i fondatori della rivista online Journal of Surrealism and the Americas, pubblicata da oltre 15 anni. Le sue pubblicazioni includono Art and Politics: A Small History of Art for Social Change Since 1945 (Bloomsbury Academic, 2020) e Modern Art at the Berlin Wall: Demarcating Culture in the Cold War Germanys (I.B.Tauris, 2008). |
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