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L'abuso della bellezza Da Kant alla Brillo Box di Arthur C. Danto introduzione di Marco Senaldi postmedia 2008 200 pp. -- 32 illustrazioni isbn 9788874900374
Un secolo fa, la bellezza era considerata quasi all’unanimità lo scopo supremo dell’arte e persino sinonimo d’eccellenza artistica. Tuttavia, oggi la bellezza è vista come un crimine estetico e gli artisti sono spesso messi all'indice dai critici se le loro opere sembrano mirare al bello. Esiste, dunque, una bellezza che può essere rilevante, che rompe con il
tabù dell'insignificanza in cui l'aveva confinata il neopositivismo. Si tratta di una
«bellezza interna», in quanto distinta da una «bellezza esterna» ai significati dell'opera.
Danto procede, pertanto, a un recupero della bellezza, seppure non in termini estetici,
ma all'interno di una prospettiva antropologica: la bellezza, inutile come categoria
estetica, viene innalzata a valore per l'uomo e per il mondo della vita18. Epperò, se
l'estetica sposta lo sguardo sul mondo della vita, che la società contemporanea tende a
rendere sempre più bello, vuol dire che la bellezza resta una categoria estetica centrale,
sebbene non più riferibile al mondo dell'arte. Ne L'abuso della bellezza. Da Kant alla Brillo Box (Postmedia Books) Arthur Danto riflette sui motivi che hanno condotto a questa sorta di ribellione nei confronti della bellezza soffermandosi tanto sulle giuste ragioni che mossero le avanguardie a spodestarla, quanto sulla essenzialità della bellezza nella vita umana, dunque sulla transitorietà della sua esclusione. (...) Insomma, l'arte con la bellezza, ricercata o rifiutata, sembra destinata a dover fare i conti ed è proprio sul complesso rapporto tra arte e bellezza che si dipanano le riflessioni di Danto lungo tutto il volume facendo riferimento soprattutto al contesto statunitense. In tutti i modi, come scrive Senaldi nell'introduzione al volume, "l'ingresso nella contemporaneità implica che non possiamo più semplicemente fare uso della bellezza, siamo costretti a distorcere ogni rapporto equilibrato col bello – siamo, per così dire, condannati all'eccesso, al disequilibrio, alla violazione di senso e all'abuso".
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postmedia books | Arthur Coleman Danto (Ann Arbor, Michigan, 1924 - New York 2013) studia arte e storia alla Wayne State University prima e successivamente alla Columbia University dove prende il Ph.D. nel 1952. Dal 1949 al 1950, studia a Parigi grazie ad una borsa di studio Fulbright. Nel 1951 torna a New York per insegnare alla Columbia University dove per anni è stato titolare della cattedra di filosofia. Arthur Danto è stato presidente della American Philosophical Association e presidente dell'American Society for Aesthetics. Dal 1984 è critico d'arte per la rivista The Nation. Oltre a numerose pubblicazioni di filosofia Danto ha pubblicato pubblicazioni importanti di critica d'arte tra i quali Encounters and Reflections: Art in the Historical Present (1990) che gli è valso il, National Book Critics Circle Award; Beyond the Brillo Box: The Visual Arts in Post-Historical Perspective (1992); The Madonna of the Future: Essays in a Pluralistic Art World (2000). Con il titolo "Dopo la fine dell'arte" è disponibile presso Bruno Mondadori il libro After the End of Art (1998); mentre Laterza ha pubblicato nel 2008 "La trasfigurazione del banale". Il 2 ottobre 2007 gli è stata insignita la laurea ad honorem in Filosofia dall'Università di Torino. |