prefazione

postfazione



























La deformazione dello spazio
Arte, architettura e disagio nella cultura moderna
di Anthony Vidler

introduzione di Anna Barbara


postmedia 2009
240 pp.
-- 57 illustrazioni
isbn 9788874900404

s 21,00

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I rapporti tra arte e architettura vanno rintracciati nello sviluppo di tematiche culturali che spesso hanno segnato tracce indelebili nella nostra cultura. Nella cultura del 900, infatti, abbiamo assistito ad una deformazione del concetto di "spazio" che deriva dalla cultura psicologica del modernismo di fine 800 (lo spazio come proiezione del soggetto, depositario di nevrosi e fobie) per cui lo spazio non è vuoto, ma pieno di forme architettoniche che possono essere “disturbanti” mentre l’arte tende a “distorcere” ancora di più le convenzioni spaziali. Ma vi è un secondo tipo di deformazione che è prodotto dall’inevitabile scontro fra diversi mezzi di comunicazione – cinema, fotografia, arte, architettura – che risponde alla necessità di accostarsi alla rappresentazione dello spazio in una maniera inedita. Gli artisti affrontano così le problematiche dell’architettura integrandole nelle loro installazioni e cercando di criticare gli elementi tradizionali dell’arte, mentre gli architetti esplorano processi e forme dell’arte per sfuggire alla rigidità dei canoni del funzionalismo e del formalismo.

Lo spazio, nel corso degli anni, è stato sempre più spesso definito come un prodotto della proiezione soggettiva e dell’introiezione, ed opposto ad uno stabile contenitore di oggetti e corpi. Dall’inizio del secolo, le leggi apparentemente fisse della prospettiva sono state trasformate, violate e ignorate nell’intento di rappresentare lo spazio dell’identità moderna. Così il corpo è stato fatto a pezzi, la fisionomia distorta dal dolore più intimo, lo spazio architettonico è divenuto causa di claustrofobia, lo spazio urbano di agorafobia, tutte le distorsioni della normalità che esprimono patologia diventarono il leitmotiv dell’arte d’avanguardia.
Anthony Vidler




Le sue numerose investigazioni su arte e architettura lascerebbero intendere una specializzazione in un campo o nell'altro... in effetti Anthony Vidler (nato in Inghilterra nel 1941) è uno dei pochi teorici al mondo ad aver coperto istituzionalmente cariche che certificano un lungo percorso di studi in entrambi i campi. Dopo essersi laureato in architettura a Cambridge con Colin Rowe, Vidler insegna da oltre trent'anni a Princeton (1965-1993), alla University of California di Los Angeles (1993-1996), alla Cornell University (1997-1998) e ora alla Cooper Union School of Architecture di New York dove - oltre ad insegnare - ricopre anche il ruolo di preside della facoltà. Vidler, inoltre, è membro della National Academy of Arts and Sciences. Benchè sia noto per le sue ricerche su arte e architettura, Anthony Vidler non si definisce nè architetto, nè critico d'arte, ma semplicemente "storico e critico". Nel 1991 ha vinto il premio della Society of Architectural Historians per il suo libro Claude-Nicholas Ledoux: Architecture and Social Reform at the End of the Ancien Regime (1991). Altri titoli importanti sono The Writing of the Walls: Theory and Design in the Late Enlightenment, The Architecural Uncanny (tradotto da Einaudi nel 2006 con il titolo Il perturbante dell'architettura) e il nostro La deformazione dello spazio (Warped Space: Art, Architecture, and Anxiety in Modern Culture) che è stato nominato tra i migliori libri del decennio da "The Art Book Journal".

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