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Cinematics
Qual è il meccanismo di coinvolgimento empatico e corporeo che scaturisce dalle immagini in movimento? Se scompare il lato narrativo e letterario del film, le immagini possono ugualmente farci immergere nella sfera della finzione, farci sentire il bisogno della fruizione? Cosa significa guardare un'opera di cinematic e cosa differisce dalla visione di un film? Come si possono considerare le forme di cinematic se non hanno un medium specifico come l'hanno invece il cinema, la pittura, la scultura...? Questi sono solo alcuni degli interrogativi presi in esame in Cinematics. Forme filmiche rilocate, dove forte è il tentativo di discorrere di tutti quei quesiti, sempre più urgenti, finora trascurati dalla letteratura. Oggi, grazie al sostegno delle tecnologie neuroscientifiche, abbiamo la possibilità non solo di contribuire e arricchire la nostra comprensione dei meccanismi di fruizione e produzione delle forme di cinematic, ma anche di sondare, attraverso case studies ed esempi dalla scena dell'arte, tutti quegli aspetti invisibili e impercettibili legati alle immagini in movimento. Questo libro prova così a riassestare l'approccio critico sul tema e a inserire i primi punti fermi per un dialogo fra cinematic e neuroscienze, fra arte e scienza, fra attività creative ed esami di laboratorio. In copertina un immagine di Rosa Barba. La sfida di analizzare le forme di cinematic a partire da un'ottica neuroscientifica nasce così dall'urgenza di voler ampliare questi studi a un vasto argomento finora ignoto. In una critica d'arte forse troppo schierata verso la ricerca della definizione e del termine omnicomprensivo è necessario agire come paleontologi del linguaggio primordiale riportando l'attenzione agli aspetti neurologici primari e originari del sentire umano, cioè all'arte come "necessità biologica dell'espressione umana" come sottolineava Wilhelm Worringer in quel testo luminare qual è Astrazione e Empatia (1908).
In altri termini lo scopo di questo libro è quindi verificare, attraverso una serie di specifici casi d'analisi, quali direttrici interessano queste nuove forme cinematografiche rilocate e provare a comprendere in che modo possano comunicare allo spettatore. Con questo approccio non-verbale e biologico ecco che l'arte non è più appannaggio di una certa élite sofisticata e pseudo-intellettuale, che conosce l'opera attraverso un'iniziazione concettuale, ma si fa meta universale dell'umanità che sente e desidera a partire dalle proprie individualità e dal proprio essere.
CAPITOLO 1 _ La parte dell'osservatore
_ L'approccio percettivo nella critica d'arte
_ Il coinvolgimento motorio nella critica cinematografica
_ Gli aspetti biologici della visione
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postmedia books |
Nicola Bigliardi (Reggio Emilia 1995) è storico dell'arte, curatore e scrittore. Negli ultimi anni sta indagando sulle forme di cinematic attraverso implicazioni e teorie provenienti dalle neuroscienze cognitive al fine di mettere in evidenza il rapporto fra opera e spettatore nella critica visuale. Parallelamente all'attività di ricerca è fondatore dell'associazione All Art Contemporary che si occupa di progettazione, organizzazione e promozione di mostre di artisti emergenti e collabora nelle vesti di curatore con gallerie e associazioni private. |
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Cinematics. Forme filmiche rilocate | Postmedia Books