introduzione pop

L'Antiestetica

Design & Crime

Il ritorno del reale

Bad New Days

Gerhard Richter

Andy Warhol



Pop Art
Pittura e soggettività nelle prime opere di
Hamilton, Lichtenstein, Warhol, Richter e Ruscha

Hal Foster




postmedia books 2016
256 pp. 185 ill.
formato 170x235mm
isbn 9788874901609


26,00

  titolo esaurito
 

 

Concentro le mie riflessioni su cinque artisti — Richard Hamilton, Roy Lichtenstein, Gerhard Richter, Ed Ruscha e Andy Warhol —perché rimandano, in maniera più evidente di altri, alle mutate condizioni della pittura e dello spettatore nel primo periodo della pop art, che faccio risalire alla metà degli anni Cinquanta. Ridotta alla sua essenza, la mia tesi è che in questo periodo cambia sia lo status dell'immagine che quello della soggettività e i lavori di questi artisti lo dimostrano nel modo più suggestivo.
__Hal Foster

Hal Foster dedica questo studio ai primi anni della pop art e a cinque artisti che più di altri hanno forzato i limiti della pittura riuscendo a combinare la rivoluzione pop di un'immagine immediata con temi culturali e identitari, da quì il sottotitolo "pittura e soggettività". In questo gioco tra arte bassa e alta, la pop art rimane in contatto con "la pittura della vita moderna" definita un secolo prima da Baudelaire come quell'arte che si sforza di distillare l'eterno dal quotidiano, dal transitorio. Si tratta tuttavia di una pittura "strategica" ("una sorta di meta-medium" la definisce Hal Foster), pronta ad accoppiarsi con la fotografia o le arti grafiche, ad accostare privacy e forme pubblicitarie, l'iconico e l'evanescente, con un atteggiamento ambiguo nei confronti della grande arte e della cultura di massa. Tutto ciò consente agli artisti pop di non essere né critici né rigorosamente complici ma, infine, proprio tale ambiguità, permette alle proprie opere di non limitarsi a riprodurre le proprie fonti ma di reinventarle, di poter comunque coltivare una consapevolezza critica delle contraddizioni culturali in atto. Per i lettori interessati a collocare la pop art nell'ambito del postmoderno e delle teorie postrutturaliste sulla soggettività, il libro di Foster è destinato a diventare un importante lavoro di riferimento, resoconto magistrale di uno dei periodi più importanti dell'arte del XX secolo, ma anche un libro che getta nuova luce sul presente dell'arte e sul nostro complesso rapporto con le immagini.

Hal Foster scava in profondità nel lavoro di cinque artisti pop prestando particolare attenzione alle qualità formali e ai processi complessi che hanno usato per creare le loro opere. Foster ci conduce sapientemente attraverso i meandri di uno dei movimenti più popolari della storia dell'arte promuovendo una nuova lettura rispetto alle tradizionali letture della pop art che privilegiano la materia sulla forma...
__Anny Shaw, Art Newspaper


Ho scelto pertanto di dare spazio alle punte di critica riscontrabili in quest'arte, e di conseguenza ho per lo più trascurato il puro compiacimento che essa pure ha dimostrato nei confronti della cultura popolare. Del resto il compiacimento stesso è intermittente, e se pure ha una sua politica, si tratta di una politica leggera, una politica che dopo i postumi della pop art, sembra oggi alle corde, soprattutto nell'arte di veri e propri avatar di Warhol come Jeff Koons, Damien Hirst e Takashi Murakami. La politica pop su cui mi sono invece soffermato è calibrata in modo differente, centrata com'è su tutto ciò che è messo in comune, incluso il nostro immaginario condiviso, inteso (forse in modo perverso) come una tipologia moderna di "proprietà collettiva".
__Hal Foster


Hal Foster analizza le prime opere di Richard Hamilton, Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Gerhard Richter, Ed Ruscha per restituirci uno sguardo inedito sulla Pop art con interessanti implicazioni anche nel design e nell'architettura. Edito da Postmedia Books, è finalmente disponibile in italiano l'illuminante saggio di Hal Foster. Si tratta di un'approfondita ricerca del noto critico d'arte americano attorno alla produzione di nuove soggettività e alle trasformazioni dello statuto dell'immagine avvenute nell'arte occidentale nella seconda metà degli Anni Cinquanta, grazie agli innesti della trionfante cultura consumistica di massa nelle pratiche artistiche. Con il consueto rigore, Foster guarda, giustamente, alle implicazioni teoriche nate in seno all'Indipendent Group di Londra dove giovani architetti, critici e artisti iniziano a produrre un rinnovamento dell'immaginario attraverso uno sguardo transdisciplinare, che attinge a piene mani dalla cultura popolare dalla quale ricavano le immagini per declinare seminali progetti un po' trascurati dalla storiografia, soprattutto, italiana.
__ Marco Petroni, Artribune, luglio 2017

 







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There's no pop art without Hamilton...
Sulla relazione tra fotografia e pittura nella pop art. University of Sydney, 28 febbraio 2015.