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Infrasottile
Oggi prendiamo immagini da qualsiasi parte, le copiamo, le ritagliamo, le montiamo con pezzi di altre, o le lasciamo tali e quali e le facciamo circolare perché ci piacciono, vi abbiamo visto qualcosa che vogliamo condividere. D'altro canto la società dello spettacolo è diventata così pervasiva che tutto si fa per immagine, alla televisione o sulla Rete, e distinguere il senso dal vacuo o la sincerità dalla finta o dalla falsità è diventata questione più che sottile. E ancora: droni e cloni, robot e avatar stanno diventando realtà diffusa. In arte: morte dell'autore, morte dell'arte, di una determinata concezione dell'arte, fine delle avanguardie, creatività diffusa, contraffazione, dispersione, formattazione...
Ciò di cui si tratta in questo libro è dell'arte come capacità dell'artista di vedere e di mostrare diversamente la realtà. Al centro sta la nozione duchampiana di inframince, infrasottile. Essa indica innanzitutto ciò è all'estremo della percezione, del discernibile, della differenza, ma senza essere né l'invisibile, né l'indiscernibile, né il trascendente, ma invece una presenza al limite, un possibile ma reale, o una compresenza di due stati che «si sposano», dice Duchamp, dando vita a un terzo tutto da cogliere. Attraverso i suoi diversi caratteri si disegna un percorso particolare dell'arte degli ultimi decenni, trasversale, non rispondente a movimenti e tendenze, fatto invece di affinità, di atteggiamento, di sensibilità e di pensiero. Da Rauschenberg, Johns, Warhol, a Nauman, Asher, Barry, Huebler, agli artisti più recenti, Gonzalez-Torres, Dean, Huyghe, Jan Ader, Vitone, Martegani, Marisaldi; dalla ripetizione alla tautologia, dalla copia al re-enactment, dal concetto alla performance, alla fotografia, l'arte ai limiti di ogni aspetto dell'arte. La stagione interpretativa del readymade e dintorni è terminata? Chi l'ha pensato, anche per una sola volta, si sbaglia.
Elio Grazioli, infatti, gioca a rilancio e riapre argutamente la questione, partendo proprio dalla nozione duchampiana di 'inframince', 'infrasottile', che per l'appunto da titolo al suo ultimo libro edito da Postmedia Books.
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postmedia books | Elio Grazioli è critico d'arte contemporanea e di fotografia. Insegna Storia dell'arte contemporanea all'Università degli Studi e all'Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamo. Dal 2007 al 2017 è stato direttore artistico della manifestazione "Fotografia Europea" di Reggio Emilia. Dopo essere stato negli anni '80 redattore della rivista Flash Art e aver nei '90 fondato la rivista Ipso Facto, dirige ora con Marco Belpoliti il semestrale monografico Riga (Marcos y Marcos editore), di cui ha curato in particolare i volumi dedicati a Marcel Duchamp (1993), Francis Picabia (2003), Kurt Schwitters (2009), Andy Warhol (2012), Le scarpe di Van Gogh (2013). Ha infine pubblicato diversi libri, alcuni tematici, come Arte e pubblicità (B. Mondadori, 2001), La polvere nell'arte (B. Mondadori, 2004), La collezione come forma d'arte (Johan & Levi, 2012), altri monografici su singoli autori, come Piero Manzoni (B. Mondadori, 2007), Ugo Mulas (Bollati-Boringhieri, 2010), Davide Mosconi (Tri.pli.co., 2015), Duchamp oltre la fotografia (Johan & Levi, 2017).
postmedia UNI _ altri titoli Fallimento _ L'exforma _ Arte fuori dall'arte _ Artisti di carta _ Il pragmatismo nella Storia dell'Arte _ Roberto Daolio _ Il museo come spazio critico |
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